IL GIORNO CHE TREMO' LA NOTTE di CARLO ZANZI
Macchione Editore
Una
raccolta di racconti con tema la morte, affrontato in modo diverso in ognuno di
essi.
Alcuni sono leggeri, quasi scanzonati, altri più profondi e invitano il lettore a soffermarsi a riflettere. Ci si ritrova in pensieri, in sentimenti, in emozioni che certamente ogni essere umano prova nel corso della propria esistenza, specialmente da una certa età in poi, quando il pensiero della morte si fa sempre più prossimo.
Ci sono alcuni racconti che hanno più l'aspetto di massime filosofiche, altri che esprimono pensieri su atteggiamenti mentali (ad esempio, l'atteggiamento anoressico di fronte alla fetta di torta). Alcuni seguono il punto di vista dell'oggetto e non della persona, come se questo fosse dotato di vita propria (Ne "Lo specchio", l'oggetto soffre delle sofferenze di chi vi si riflette, facendole proprie).
Poi Carlo passa dal racconto dell'oggetto al racconto della persona basato sull'azione ("Corro affondando", "Picchio il pugno", "Mai fidarsi"...)
Ci sono racconti in cui ci si ritrova nei ricordi dell'infanzia, del gioco con le figurine; c'è la crisi del rapporto di coppia, il tradimento; lo spirito giovanile che si risveglia nell'anziano sciatore al cadere della prima neve; riflessioni sui caduti della prima guerra, nel percorrere i luoghi delle battaglie, nel sedersi sulle pietre dove sedevano i soldati, nel leggere i loro nomi sulle lapidi.
Qualche racconto è un affresco dei nostri luoghi, del Sacro Monte, dei boschi del Brinzio; il laghetto di Ghirla sul quale un uomo anela a pattinare e dove si sviluppa una storia breve con finale misterioso; c'è il ciclista che non si arrende, che sfida le proprie forze per arrivare alla meta prefissata; c'è il tifoso "forzato" che deve tifare Italia nella finale dei mondiali, mentre in realtà spera nella vittoria del Brasile e c'è lui, l'ultimo racconto della raccolta, quello che le dà il titolo: "Il giorno che tremò la notte". Bellissimo, avvincente, da leggere tutto d'un fiato, con un finale dolce-amaro.
E c'è "L'ultimo ballo di un concerto memorabile", aggiunto postumo, che parla di Mock, da leggere con gli occhi del cuore.
Alcuni sono leggeri, quasi scanzonati, altri più profondi e invitano il lettore a soffermarsi a riflettere. Ci si ritrova in pensieri, in sentimenti, in emozioni che certamente ogni essere umano prova nel corso della propria esistenza, specialmente da una certa età in poi, quando il pensiero della morte si fa sempre più prossimo.
Ci sono alcuni racconti che hanno più l'aspetto di massime filosofiche, altri che esprimono pensieri su atteggiamenti mentali (ad esempio, l'atteggiamento anoressico di fronte alla fetta di torta). Alcuni seguono il punto di vista dell'oggetto e non della persona, come se questo fosse dotato di vita propria (Ne "Lo specchio", l'oggetto soffre delle sofferenze di chi vi si riflette, facendole proprie).
Poi Carlo passa dal racconto dell'oggetto al racconto della persona basato sull'azione ("Corro affondando", "Picchio il pugno", "Mai fidarsi"...)
Ci sono racconti in cui ci si ritrova nei ricordi dell'infanzia, del gioco con le figurine; c'è la crisi del rapporto di coppia, il tradimento; lo spirito giovanile che si risveglia nell'anziano sciatore al cadere della prima neve; riflessioni sui caduti della prima guerra, nel percorrere i luoghi delle battaglie, nel sedersi sulle pietre dove sedevano i soldati, nel leggere i loro nomi sulle lapidi.
Qualche racconto è un affresco dei nostri luoghi, del Sacro Monte, dei boschi del Brinzio; il laghetto di Ghirla sul quale un uomo anela a pattinare e dove si sviluppa una storia breve con finale misterioso; c'è il ciclista che non si arrende, che sfida le proprie forze per arrivare alla meta prefissata; c'è il tifoso "forzato" che deve tifare Italia nella finale dei mondiali, mentre in realtà spera nella vittoria del Brasile e c'è lui, l'ultimo racconto della raccolta, quello che le dà il titolo: "Il giorno che tremò la notte". Bellissimo, avvincente, da leggere tutto d'un fiato, con un finale dolce-amaro.
E c'è "L'ultimo ballo di un concerto memorabile", aggiunto postumo, che parla di Mock, da leggere con gli occhi del cuore.
Conosco
Carlo da tantissimi anni, vissuti nello stesso paese, prima conoscenti, poi
colleghi. Di lui, tempo fa, ho letto il romanzo "Lucine", sul tema
dell'immigrazione, e una raccolta di racconti. Ma questo libro è diverso, mi
permetto di dire più maturo nello stile, più coraggioso nella scelta delle
parole, più audace, più incisivo, più diretto. Ho scoperto un Carlo diverso da
quello che credevo di conoscere, molto più vicino al mio modo di pensare e di
scrivere, rispetto a quello, oserei dire, più controllato di un tempo.
Carlo
affronta il tema della morte con timore e insieme con coraggio, con speranza e
rassegnata consapevolezza. Di fondo, anche la tematica di una fede che a tratti
vacilla nei personaggi di fronte al dramma umano.
Il libro ha un'origine fortemente personale, la perdita del fratello Marco.
Il libro ha un'origine fortemente personale, la perdita del fratello Marco.
Nel
leggerlo, ho voluto sottolineare alcune frasi, che mi hanno particolarmente
colpita.
Una delle più incisive è quella dell'introduzione, in cui l'autore dice: "Non c’è slancio vitale più efficace quanto il timore di essere dimenticati."
Una delle più incisive è quella dell'introduzione, in cui l'autore dice: "Non c’è slancio vitale più efficace quanto il timore di essere dimenticati."
Riporto
di seguito le altre e lascio al lettore la riflessione su ognuna di esse:
LA DELUSIONE: "Avrei voluto nascere gioia sfrenata".
CORRO AFFONDANDO: "Una giovane davvero ben fatta ruba l’ultima occasione d’abbronzatura: è
sola, la osservo, ho emozioni di gioventù, vorrei stare con lei. La sua bella
giovinezza mi attrae: con lei sarebbe più facile dimenticare".
UN OMBRELLO CONTRO L’ARIA: "L’estasi durò poco. Pensieri vigliacchi,
malandrini, molesti giunsero a intossicare la luce. Se li stava inventando lui
per rovinarsi la serata, con quell’abilità tipicamente umana di non saper
gestire la foga della mente. Ma aveva in mano l’ombrello e cominciò a menare
fendenti contro quel nemico invisibile".
LA PRIMA NEVE: "Ci
sarà, per me, domani, l’abbraccio di Dio?"
SETTEMBRE: "Tutti
pensano alla morte. Molti, credo, immaginano la scena del proprio funerale,
quando gli altri, almeno qualcuno piangerà la nostra dipartita."
"Abbiamo bisogno
di sentirci capaci di creare nostalgia."
L’ULTIMO BALLO DI UN CONCERTO MEMORABILE:
"E’ stato allora, diciamo alle ventitré e trenta, che il bimbo si è avvicinato a Mock e gli ha fatto intendere che voleva ballare con lui. Mock, che in quelle canzoni suonava la chitarra acustica, si è staccato dal microfono, si è messo in mezzo alla sala e, continuando anche a suonare, a fare assoli, arpeggi, controcanti e a dare ordini, ha principiato il ballo col ragazzino. E rideva e cantava. I due, avrebbero potuto essere nonno e nipote, erano la rappresentazione vivente e danzante della felicità. Saranno andati avanti una decina di minuti, anche quindici. Era vicina la mezzanotte quando il bimbo ha preso per mano Mock, lo ha fatto abbassare, gli ha lasciato un messaggio nell’orecchio e i due, ne verbum quìdere, senza dire una parola, si sono allontanati, seguiti dai genitori del bimbo. Noi tranquilli, sì, vagamente sorpresi ma tranquilli. Perché preoccuparsi? Un fuoriscena divertente, commovente direi.
"E’ stato allora, diciamo alle ventitré e trenta, che il bimbo si è avvicinato a Mock e gli ha fatto intendere che voleva ballare con lui. Mock, che in quelle canzoni suonava la chitarra acustica, si è staccato dal microfono, si è messo in mezzo alla sala e, continuando anche a suonare, a fare assoli, arpeggi, controcanti e a dare ordini, ha principiato il ballo col ragazzino. E rideva e cantava. I due, avrebbero potuto essere nonno e nipote, erano la rappresentazione vivente e danzante della felicità. Saranno andati avanti una decina di minuti, anche quindici. Era vicina la mezzanotte quando il bimbo ha preso per mano Mock, lo ha fatto abbassare, gli ha lasciato un messaggio nell’orecchio e i due, ne verbum quìdere, senza dire una parola, si sono allontanati, seguiti dai genitori del bimbo. Noi tranquilli, sì, vagamente sorpresi ma tranquilli. Perché preoccuparsi? Un fuoriscena divertente, commovente direi.
La
paura è arrivata dopo, quando i due genitori sono tornati senza bimbo e senza
Mock, sereni come avessero appena gustato un boccale di birra.
Del
bambino e di Mock non si è saputo più nulla. E sono passati dieci giorni.
Tutto
il resto è Mistero."
Carlo
dichiara:
"Dopo trent’anni di scrittura credo di non avere più dubbi:
prediligo il racconto al romanzo. Il mio è stato un percorso di potatura, un
bisogno di sintesi, la necessità di arrivare subito al ‘dunque’, un avvicinarsi
della narrativa alla poesia."
A
me personalmente è piaciuto molto il racconto più lungo che avrei voluto
leggere ampliato come romanzo.
Carlo
tornerà a questa forma narrativa?
L'incontro
con l'autore, tenutosi ieri pomeriggio nel salone Estense e di cui ho avuto
l'onore di essere la presentatrice, si è rivelato un momento intenso di
emozioni.
Un elogio agli organizzatori, all'Assessore alla Cultura del Comune di Varese, Simone Longhini, che ha aperto "le danze", alla bibliotecaria, Chiara Violini, al chitarrista Stefano Zanrosso e alla cantante Cecilia Zanzi, che ci hanno accompagnati e a tutti coloro che si sono spesi per rendere speciale questo pomeriggio.
Molto toccante è stato il momento conclusivo, in cui Carlo e suo fratello Guido, si sono aggiunti al chitarrista, suonando insieme un brano dedicato a Mock.
Un elogio agli organizzatori, all'Assessore alla Cultura del Comune di Varese, Simone Longhini, che ha aperto "le danze", alla bibliotecaria, Chiara Violini, al chitarrista Stefano Zanrosso e alla cantante Cecilia Zanzi, che ci hanno accompagnati e a tutti coloro che si sono spesi per rendere speciale questo pomeriggio.
Molto toccante è stato il momento conclusivo, in cui Carlo e suo fratello Guido, si sono aggiunti al chitarrista, suonando insieme un brano dedicato a Mock.
Si
ringrazia la fotografa Valentina Zanzi per le foto messe a disposizione.
Il trio di docenti-scrittori: al centro Carlo Zanzi, con la nipotina Zoe, a sinistra Riccardo Prando, a destra Laura Veroni |
Salone Estense con pubblico |
Carlo Zanzi |
Laura Veroni |
Foto di gruppo della Vidoletti con dirigente Antonio Antonellis al centro |
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