lunedì 4 luglio 2022

Incontro con Valeria Lanza

 

LA CREATRICE DI VOLTI, Valeria Lanza, Morellini Editore

Salone del libro, Torino 2022

 


Mi trovavo presso lo stand di Morellini Editore, quando, con fare timido, mi si è avvicinata una ragazza, dicendomi che anche lei era lì come autrice. Aveva scritto un romanzo. Con un cenno del capo mi ha indicato il volume che giaceva sul pianale alle mie spalle. “La creatrice di volti”, titolo accattivante, con una copertina seppiata raffigurante un’immagine stile fotografia d’altri tempi.

Le ho chiesto di cosa parlasse e lei mi ha detto che ha preso spunto da una storia vera, avvenuta ai tempi della Grande Guerra, in cui una donna creava maschere per coprire i volti deturpati dei soldati che tornavano dal fronte, ma poi ha sviluppato una storia tutta di fantasia attorno all’episodio reale.        
La ragazza si è presentata col nome di Valeria.  Era accompagnata da entrambi i genitori. La mamma era emozionatissima, forse più di lei, che sembrava quasi incredula del fatto di essere riuscita a pubblicare un libro e di trovarsi lì, al salone di Torino, per fare un firma copie.
Sono tornata a casa con “La creatrice di volti” nella borsa, curiosa di leggere la storia e conoscere meglio questa giovane autrice attraverso la sua scrittura.
Valeria Lanza, questo il suo nome, ha solo diciassette anni e già un romanzo pubblicato. E che romanzo! Se non avessi conosciuto Valeria non avrei mai immaginato che il libro potesse essere stato scritto da una ragazza.      

La storia è ambientata durante la Prima Guerra Mondiale in un immaginario paese della Francia, dove si svolgono le vicende della famiglia Bois. Protagonista principale è Anne, la creatrice di volti, appunto.   
Pur essendo frutto della fantasia dell’autrice, l’ambientazione è così convincente, da sembrare un luogo reale. Sorprende la maturità narrativa, al punto che Valeria pare una scrittrice navigata, non certo una alle prime armi. 

   
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Che ne dite di conoscere meglio Valeria?

Valeria, raccontaci un po’ di te:

-      Quali studi stai affrontando?

Frequento il liceo classico, a settembre inizierò il quarto anno.

-      Da dove nasce la passione dello scrivere?

La mia passione per la scrittura nasce dalla lettura. Credo vadano di pari passo. Fin da piccola, amavo leggere e un giorno mi sono ritrovata a pensare che mi sarebbe piaciuto immaginare e scrivere storie. Poi, in terza media partecipai ad un concorso di poesia e vinsi il terzo posto. Come premio mi diedero un tablet. Così iniziai a scrivere su quel supporto le mie prime storie.

-      Hai scritto altro prima di questo romanzo?

Sì. “La creatrice di volti” è il mio primo romanzo edito, ma in realtà è il secondo che scrivo. Il primo romanzo, di genere distopico, lo scrissi tra la fine della terza media e la quarta ginnasio. Partecipai con questo manoscritto alla settima edizione del “Premio internazionale di letteratura città di Como” e riuscii ad essere tra i venti selezionati nella sezione romanzi per ragazzi. Fu una grandissima soddisfazione per me.

-      Che cosa ti ha ispirata nel narrare questa vicenda?

L’ispirazione è nata da un incontro del tutto casuale. Studiando e volendo approfondire un avvenimento storico, mi imbattei nella storia di Anna Coleman Ladd, scultrice statunitense che, immediatamente dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, operò a Parigi con la Croce Rossa dedicandosi alla creazione di maschere facciali in rame per restituire volto e dignità ai mutilati. Mi colpirono molto le fotografie dell’epoca nella loro crudezza, le filmine che ritraggono la scultrice intenta a dipingere una maschera indossata da un paziente, e poi anche la stessa Anna Coleman Ladd. A mio parere ebbe una sensibilità straordinaria per l’epoca.

-      Perché hai scelto di ambientarla al tempo della Prima Guerra Mondiale?

Mi piacciono la Storia e i romanzi storici e, nonostante fosse un progetto ambizioso per la mia inesperienza nel campo della scrittura, desideravo mantenere l’ambientazione storica. Omettere i riferimenti alla Grande Guerra mi sembrava un’operazione che andava a sottrarre parte del fascino della vicenda che volevo raccontare.

-      Nella storia mostri di conoscere bene le tecniche di guerra, le armi e molte altre cose che non appartengono alla nostra epoca: hai svolto delle ricerche?

Perché tutta l’ambientazione storica sembrasse credibile ho svolto ricerche su enciclopedie e manuali in biblioteca. Ho anche attinto da fonti alternative, letture, film e documentari. Particolarmente importante è stato “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Maria Remarque per comprendere come i soldati vivessero al fronte e come si consumassero gli scontri (ho pensato: chi potrebbe raccontarmi la Grande Guerra meglio di chi l’ha vissuta in prima persona?). Per quanto riguarda i film, mi ha colpito tra i tanti “1917”, diretto da Sam Mendes. Inoltre, i quotidiani, le fotografie e le filmine dell’epoca sono stati preziosi, come anche le lettere che i soldati scrivevano ai propri cari dal fronte.

-      Ti sei immedesimata molto bene nella vita dei personaggi che hai creato, tanto da coinvolgere il lettore e trascinarlo in quel mondo. Come ci sei riuscita?

Ho dedicato, in un’agenda apposita, alcune pagine ad ogni personaggio che fungessero da “Scheda del personaggio”. Fare questa operazione mi ha permesso di avere le idee più chiare in merito a ciascuno di essi e “conoscere” intimamente i miei personaggi, quasi fossero delle persone reali. È stato come costruire un identikit partendo dalle informazioni più banali (descrizione fisica, caratteriale, famiglia, ecc…), arrivando ai dettagli (hobby, paure, passioni, desideri, persino i cibi preferiti) che a volte hanno avuto spazio all’interno della narrazione, altre volte no, per salvaguardare l’economia della storia in generale.

-      Come può una ragazza della tua età narrare di un tempo così lontano, rendendolo credibile come hai fatto tu?

Effettuare delle ricerche accurate sul periodo è fondamentale per la credibilità. Però a mio parere servono anche immaginazione e un pizzico di empatia. Che si tratti di una storia ambientata nell’antica Grecia, nella Roma imperiale, in Cina, in America o in qualsiasi altra epoca e luogo, la vicenda si sviluppa intorno e per opera di personaggi, ossia persone fittizie. E come tutte le persone sono anch’essi mossi da sentimenti comuni ad ognuno.

-      A Torino mi hai rivelato che hai già in mente una nuova storia. Puoi anticiparci qualcosa?

Purtroppo, no. Non ho ancora trovato un modo per sviluppare al meglio la nuova storia e, non avendo io stessa le idee chiarissime, potrebbe risultare un po’ confusionaria. Posso soltanto dire che il genere del romanzo sarà storico. 

-      Come sei arrivata alla casa editrice Morellini?

Qualche mese dopo la fine della stesura del romanzo, scoprii che un’amica di mia madre era amica di una scrittrice. Desideravo avere un parere da una persona del settore sulla mia scrittura, per capire se valesse davvero la pena considerare l’idea di inviare il manoscritto ad una casa editrice per pubblicarlo. Così le feci avere un capitolo a mia scelta, che avevo particolarmente a cuore, per avere dei consigli. Poco tempo dopo, per e-mail, la scrittrice mi chiese di inviarle l’intero manoscritto perché quel capitolo aveva suscitato in lei molta curiosità. Qualche settimana dopo, mi telefonò la casa editrice Morellini per propormi un contratto. Fu una grandissima sorpresa, ero al settimo cielo e ancora oggi stento a credere di essere riuscita a pubblicare. Per me è l’avverarsi del sogno che avevo fin da bambina.

-      I tuoi genitori sono sicuramente molto orgogliosi di te. Immagino lo siano anche i tuoi insegnanti. Come hanno reagito alla notizia della pubblicazione? E i tuoi compagni di scuola?

I miei professori sono stati molto sorpresi della notizia, non sapevano che stessi scrivendo un romanzo. Li ho invitati alla presentazione e sono stati contenti di partecipare, ognuno secondo i propri impegni. I miei compagni di scuola sono stati anche loro molto sorpresi e felici per me, augurandomi di continuare a scrivere altri libri. Vederli quasi al completo e in prima fila alla presentazione nel comune dove abito mi ha dato molto coraggio. Quella sera ero emozionata, però la loro presenza in qualche modo mi ha dato la calma di cui avevo bisogno per parlare davanti a così tante persone. È stata una bellissima serata.

-      In un’epoca in cui fanno tendenza le influencers e dominano i social, tu come ti collochi? Ti ritieni una ragazza d’altri tempi oppure ti riconosci nel tuo?

Non potrei definirmi una ragazza d’altri tempi. Mi riconosco nella mia epoca, anche se nella vita di tutti i giorni sono poco attiva sui social, un po’ perché, non sapendoli usare proprio benissimo, mi annoiano, un po’ perché non amo particolarmente essere al centro dell’attenzione o parlare di me in generale. Però ritengo, soprattutto nel mio caso di autrice al primo romanzo edito, che siano una grande opportunità se ben sfruttati.

-      Cosa pensi di fare “da grande”?

Mi piacerebbe moltissimo continuare a scrivere e pubblicare le mie storie, diventando una scrittrice professionista. Sono anche interessata a studiare medicina all’università, devo però ancora capire bene le mie inclinazioni. Tuttavia, non è detto che una professione escluda l’altra. Vedremo!