giovedì 30 luglio 2020

L'ORGANIZZAZIONE DEI SAPERI NEL NUOVO INSEGNAMENTO DELL'EDUCAZIONE CIVICA


GEO-CITTADINANZA
(appunti personali dal webinar sull'educazione civica)

La geocittadinanza deve prendere in considerazione il paesaggio, l'umanità e la consapevolezza che tutti noi facciamo parte di un territorio.    
La geografia deve intervenire per dare un contributo alla cittadinanza digitale.
Il ruolo formativo della geografia si basa sul rapporto uomini e luoghi e, in quest'ottica, la cittadinanza va intesa come rete di relazioni transcolari, conoscenza dello spazio fisico, sociale, economico e culturale.
Impariamo a essere cittadini della nostra scuola, del Comune, dell'Italia, dell'Europa, del mondo. La cittadinanza deve essere collegata alla globalizzazione. Studiare geografia per il bambino equivale a fare un percorso di cittadinanza, un percorso di apertura della mente che porta a sviluppare dei progetti e che ci vede protagonisti del nostro spazio di vita.
Alcune competenze geografiche sono fondamentali per l'esercizio della cittadinanza come l'attenzione alla disuguaglianza e l'attenzione all'inclusione (es: il migrante che collega mondi diversi).  
Le linee guida dell'educazione civica ci chiedono di calarci nel territorio per sviluppare l'appartenenza ad esso. La scuola è uno dei più importanti autori del territorio: occorre educare a una cittadinanza attiva e critica, solo così possiamo evitare la dispersione scolastica che dipende, tra le altre cose, dal fatto che la scuola si trova spesso scollegata dal territorio.
Insegnare geografia equivale a dare una visione del mondo con i suoi valori.
Gli obiettivi della geografia sono:
insegnare e analizzare i cambiamenti spaziali,       
sviluppare una visione geografica dei luoghi  
educare alla consapevolezza, alla responsabilità nella gestione delle risorse del territorio
affrontare le questioni relative agli esseri umani e agli spazi.   
Il nostro abitare è collegato ai luoghi: dobbiamo diventare consapevoli della complessità del mondo contemporaneo e per questo occorre educare alla diversità culturale, riconoscere gli aspetti spaziali anche della Costituzione Italiana.
Per esempio, il primo articolo della Costituzione punta molto sulla questione del lavoro: dobbiamo allora considerare il lavoro come locale, come collegato agli altri paesi e come opportunità di rivedere la diversità. L'articolo 9 della Costituzione tutela il paesaggio, l'articolo 17 tratta della tutela dell'ambiente, di sostenibilità ambientale, di biodiversità. Chiediamoci perché bisogna tutelare l'ambiente.
Per quanto riguarda l'educazione civica c'è una dicotomia tra disciplinarismo e trasversalità. La scuola italiana è fatta di questa dicotomia ed è una scuola fondata sulle discipline umanistiche e scientifiche e così via. Occorre invece una maggiore trasversalità, l'interconnessione dei saperi.
Da qualche tempo si programma per competenze, per Uda. L'educazione civica deve essere una materia trasversale: bisogna quindi organizzare le conoscenze nel senso della trasversalità, bisogna lavorare per insiemi, concepire le materie e soprattutto la cittadinanza per insiemi, favorendo il senso di responsabilità e di cittadinanza, non bisogna rinchiudersi nel locale, nel particolare. Le discipline devono collegarsi tra di loro, bisogna educare all'integrazione, al raccordo, all'interazione dei saperi. I ragazzi non devono conoscere tutto: è importante che sappiano gestire la conoscenza, perché l'unitarietà di un curricolo condiviso è fondamentale.
Atteggiamenti e comportamenti responsabili costituiscono un esercizio concreto di cittadinanza.
Compito della scuola è integrare il curriculum scolastico con cittadinanza: cosa contiene già il nostro curricolo? cosa va integrato? Poi occorre inserire il tutto nella dimensione progettuale del PTOF, unendo teoria, conoscenza e pratica.
Ma chi deve insegnare cittadinanza? Occorre creare un gruppo di lavoro che sia costituito da docenti di diverse discipline.    
Gli strumenti saranno l'analisi disciplinare, la gradualità, il curricolo verticale; le metodologie la cooperative learning, il service learning.
La nota del ministero del 16 luglio dice che i destinatari sono i referenti dell'educazione civica che verranno comunicati entro il 31 ottobre. Ci sarà una formazione dei docenti tutor di 40 ore, di cui 10 saranno ore di lezione. Un docente verrà formato e diventerà tutor della scuola e a sua volta formerà i colleghi. Il docente tutor terrà i contatti con la polizia, con la Croce rossa, con gli enti locali, eccetera sul territorio. Dovrà prevedere anche esempi di curricolo e realizzare la griglia di valutazione della disciplina.
Le linee guida insistono sull'insegnamento trasversale. Le materie coinvolte saranno principalmente: storia, geografia, educazione civica, informatica, scienze, economia.
A settembre ci sarà un lavoro di programmazione che tratterà i nuclei concettuali quali: lo sviluppo sostenibile, la costituzione, il diritto, la legalità, la solidarietà, l'economia, la cittadinanza digitale...
Per sviluppo sostenibile si intende l'educazione ambientale, il rispetto del benessere psicofisico nella tutela del patrimonio della comunità, l'educazione alla salute, il rispetto degli animali, la protezione civile eccetera.
Quali docenti se ne dovranno occupare? Uno o più docenti del consiglio di classe? Non necessariamente il docente del consiglio di classe sarà il coordinatore, infatti chi deve coordinare dipende dal tipo di scuola (per esempio, nelle scuole superiori, l'insegnante di diritto).
Chiediamoci che cosa inseriamo all'interno del progetto. Possono esserci delle compresenze. Il coordinamento viene attribuito a un insegnante di educazione civica per la scuola secondaria di primo grado, e la valutazione della disciplina sarà obbligatoria.
Nel tempo dedicato a questo insegnamento, i docenti, sulla base della programmazione già svolta in seno al consiglio di classe con la definizione preventiva dei traguardi di competenza e degli obiettivi/risultati di apprendimento, potranno proporre attività didattiche che sviluppino con sistematicità e progressività conoscenze, abilità relative ai tre nuclei fondamentali avvalendosi di unità didattiche di singoli docenti o di unità di apprendimento e moduli interdisciplinari. In sede di scrutinio il docente coordinatore dell'insegnamento formula poi la proposta di valutazione espressa ai sensi della normativa vigente da inserire nel documento di valutazione acquisendo elementi conoscitivi dai docenti del team o del consiglio di classe cui affidato l'insegnamento dell'educazione civica.
Ma cosa possiamo insegnare per insegnare geocittadinanza?
Possiamo trattare di Costituzione, di diritto, di legalità, di solidarietà, quali regole pensiamo di poter rispettare a scuola (diciamolo ai nostri ragazzi, chiediamo loro perché, quali sono le più semplici da seguire), inventiamo il nostro Stato e mettiamolo nella scuola. Durante il lockdown, per esempio, il nostro stato era la nostra casa, la famiglia; tornando a scuola il nostro Stato sarà la classe. Proviamo a costruire allora uno Stato: questo ci costringe a riflettere su tutti i suoi elementi, partiamo per esempio da inni e bandiere. Teniamo presente anche che c'è molta povertà geografica. Dobbiamo partire dalle conoscenze basilari, per esempio facciamo il gioco delle province e costruiamo delle carte geografiche mute, prendiamo dei tappi di bottiglia sui quali scriviamo per esempio i nomi delle province e invitiamo i ragazzi a posizionarle nei punti corretti. Possiamo anche progettare un plastico di una strada per fare poi educazione stradale, i ragazzi delle medie possono per esempio seguire dei progetti tipo "adotta un terrazzamento", si possono fare riprese con un drone, per vedere la connessione tra la società e la natura eccetera.
La carta internazionale sull'educazione geografica ci dice che lo studio della geografia aiuta le persone a capire e apprezzare come si sono formati i luoghi e i paesaggi, come interagiscono le persone, gli ambienti, quali sono le conseguenze che derivano dalle nostre decisioni quotidiane che riguardano lo spazio e il mosaico delle culture e delle società diverse e interconnesse che esistono sulla terra, per questo la geografia dovrebbe essere considerata come una componente essenziale dell'educazione di tutti i cittadini in tutte le società. L'obiettivo è quello di formare cittadini responsabili che partecipano attivamente e consapevolmente alla vita civica, culturale e sociale. L'educazione alla cittadinanza non può essere una materia come tutte le altre, qui si parla di educazione non di istruzione, allora bisogna attirare, sedurre e far emergere ciò che sta dentro le idee, le speranze, lo spirito critico, la propria specificità, perché istruire è omologare, mentre educare è far appropriare, fare esaltare quello che riguarda l'individuo.       
Bisogna lavorare per compito autentico che è compito di realtà, ponendo una situazione, cioè il problema di ampio respiro, quindi complesso, dare delle tecniche e soluzioni non definite ma aperte, utilizzare modalità di lavoro collettivo o collaborative con fondamenti pedagogici tipo l'apprendimento con le competenze che possono essere apprese e valutate solo un ambiente di apprendimento di tipo collaborativo. Importante anche l'apprendimento significativo come apprendimento relazionale che mette cioè in relazione ciclica la nostra struttura concettuale, la percezione della realtà materiale, le situazioni di apprendimento che consentano agli studenti di esplorare, discutere e costruire significativamente concetti e relazioni in contesti che coinvolgono problemi e progetti reali, che sono pertinenti all'alunno.     
In quale luogo fare tutto ciò? A scuola, a casa, altrove, tipo luoghi pubblici e privati, all'aperto oppure al chiuso. 
Chi se ne deve occupare? I docenti, che devono dare obiettivi chiari, utilizzare creatività, fantasia, bricolage, leggerezza, mentre i discenti devono avere fiducia nei docenti e curiosità di apprendere la costituzione, per esempio, il diritto, la legalità e la solidarietà. Partiamo dalle regole e dai regolamenti scolastici condivisi, differenziati per spazi e funzioni degli spazi, diamo delle regole per vivere in uno spazio: quale di queste pensiamo di poter rispettare? quali articoli ci devono essere nella vostra costituzione? Se poteste creare uno stato, quale sarebbe, come si chiamerebbe, come sarebbe organizzato? E allora creiamo l'inno, una bandiera nazionale, per conoscere lo Stato che inventiamo noi (per esempio poi, partendo sempre dalla costituzione, teniamo presente la conoscenza dell'ordinamento dello stato, delle regioni, degli enti territoriali, delle autonomie locali e delle organizzazioni internazionali e sovranazionali, prima fra tutte l'idea e lo sviluppo storico dell'Unione Europea delle Nazioni Unite). Bisogna partire dalla conoscenza di dove siamo, proposta anche come gioco, come quello appunto delle province; parliamo per esempio anche delle rotte, delle storie dei migranti, dal pomodoro alla legalità, teniamo presenti discipline che possono collaborare tra loro, di argomenti come la costituzione italiana, dal locale al globale, dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo fino all'Onu, possiamo trattare la storia di Malala, collegarla con la storia, la geografia, il simbolo della lotta per l'indipendenza femminile, il premio Nobel, l'analfabetismo nell'ambito della geografia, le cause religiose, la condizione delle donne (per esempio per parlare del diritto all'istruzione).
Che cos'è invece la cittadinanza digitale?
Per cittadinanza digitale deve intendersi la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuale.
Occorre consentire l'acquisizione di informazioni e competenze utili a migliorare questo nuovo e così radicato modo di stare nel mondo.    
Dall'altra bisogna mettere i giovani al corrente dei rischi e delle insidie che l'ambiente digitale comporta e considerando anche le conseguenze sul piano concreto.
Facciamo il gioco del "Cosa succederebbe se", l'obiettivo è quello di creare nuovi scenari per il futuro a partire dal cosa succederebbe se unito ad una buona dose di fantasia applicato alle varie branche della geografia, come ad esempio la geografia politica (cosa succederebbe se la figlia o di Trump si dovesse innamorare perdutamente di King Young Un) oppure la geografia economica (cosa succederebbe se permettessimo di chiamare e vendere come made in Italy solo ciò che è prodotto completamente in Italia) o la geografia locale (cosa succederebbe in paese se dovesse chiudere il bar sport centrale) o la geografia urbana (cosa succederebbe se per precauzione dovessimo chiudere tutte le città con più di 10.000 abitanti) o la geografia regionale (cosa succederebbe se tutti i comuni di confine dovessero votare per cambiare e regione) o la geografia medica (cosa succederebbe se un nuovo focolaio covid dovesse scoppiare domani nella stazione dei treni a Bologna) o la geografia litorale (cosa succederebbe in Italia se livello del mare dovesse salire di oltre un metro) o la cartografia (cosa succederebbe se tutti i GPS dovessero perdere la bussola) o la geomorfologia (cosa succederebbe se tutti i futuri italiani una domani per pigrizia dovessero effettuare un classico salto di meandro) o la geodesia (cosa succederebbe se la terra inciampando si dovesse schiacciare ulteriormente ai poli) e chi più ne ha più ne metta.

L'Educazione alla cittadinanza consterà di 33 ore per ciascun anno scolastico che possono essere gestite come si vuole (1 a settimana o di più, concentrate in un solo quadrimestre o spalmate su entrambi i quadrimestri).

domenica 19 luglio 2020

VIVERE BENE: Libroterapia

Qui potete rivedere la puntata di "Vivere Bene" dedicata alla Libroterapia, puntata nella quale sono stata ospite (insieme allo psicoterapeuta e libroterapeuta Dottor Marco Paganini) del prestigioso salotto culturale diretto da Leandro Ungaro su Rete55, canale 16 del Digitale terrestre.

Per visionare la puntata, cliccare QUI

Sotto, alcune immagini dalla trasmissione






sabato 4 luglio 2020

IL PITTORE, di Gino Marchitelli


IL PITTORE, Gino Marchitelli, Red Duck Edizioni

Da tanto tempo non mi capitava di imbattermi in una lettura così coinvolgente, una di quelle che non ti staccheresti mai dalle pagine, che lasceresti da parte qualunque altra cosa, che dimenticheresti persino di mangiare per vedere come procederà la storia, per scorgere come andrà a finire, ma che ti dispiace sapere che finirà.  

Ho letto quasi d'un fiato il giallo ambientato a Carovigno, piccolo comune del Salento brindisino, che l'autore stesso definisce una perla, un gioiello del Sud, immerso tra il blu del mare e il verde degli uliveti. Ambientazione reale, che fa da sfondo a una storia di fantasia ma che, è sempre l'autore ad affermarlo, potrebbe anche essere realtà, potrebbe davvero accadere, in una condizione di miseria, ignoranza e disperazione, come quella che vivono i protagonisti del romanzo.
Il giallo ha inizio con un espediente letterario, rappresentato da una famiglia inglese che nel mese di Aprile si reca in vacanza nel Salento. Meravigliose le descrizioni che l'autore fa dei luoghi. Il ritrovamento da parte dei turisti inglesi del cadavere di una giovane donna sulla spiaggia dà inizio alla narrazione. Da questo momento, quelli che sembravano dover essere i protagonisti della storia escono di scena, lasciando spazio a tutt'altra realtà e ad altri personaggi. Trattandosi di un giallo, si sarebbe portati a pensare che al centro della vicenda siano gli "investigatori", in questo caso i carabinieri affiancati dal commissario milanese Lorenzi e dalla sua compagna, la giornalista di Radio Popolare, Cristina, che, giunti nella località di vacanza, si trovano coinvolti "senza volerlo" (si fa per dire) nelle indagini; ma non è propriamente così, in quanto emergono molto di più le figure di tre ragazzi, Tony lu mazzu, Rocco e Angelo, persi nel "deserto" del nulla: niente lavoro, niente titolo di studio, niente valori, i tre amici trascorrono la propria esistenza da sbandati tra droghe sintetiche, alcool, festini fatti di sesso selvaggio (a questo proposito, molto crude e realistiche le descrizioni delle scene, come la storia richiede. L'autore non usa mezzi termini, va diretto, non edulcora la pillola, ma sbatte in faccia al lettore la realtà nei dettagli, rendendola visibile, perché è così che deve esser fatto per essere credibile).
Il titolo "Il pittore" fa riferimento alla figura di un anziano pittore danese, trasferitosi in Salento, che con i suoi dipinti e la passione per la fotografia contribuirà a dare una mano alle indagini. Ma, la sua, è, in realtà, una figura marginale.     
Tra i personaggi anche due turiste tedesche. 
Mi piace sostenere che protagonista assoluto della storia sia il dramma, quello della vita che va alla deriva, quello interiore vissuto dai tre giovani, un dramma che emerge dalle pagine, magistralmente narrato dall'autore, che, a tratti, interviene come voce narrante all'interno della storia, richiamando l'attenzione del lettore sulla psicologia dei protagonisti, sulle motivazioni che li hanno portati a un'esistenza di perdizione.    
Il ritmo è incalzante, la storia trainante, i personaggi credibili, le emozioni vissute dai protagonisti diventano quelle di chi legge, la tragedia e il tormento che ne consegue travolgono letteralmente, rendendo partecipi del dramma, suscitando sentimenti contrastanti di condanna e di perdono, di pena e solidarietà.   
Una grande interpretazione da parte di Marchitelli di quello che rappresenta il dramma dell'era giovanile moderna.
Un romanzo, non solo un giallo, da leggere assolutamente.