LA CREATRICE DI VOLTI,
Valeria Lanza, Morellini Editore
Salone del libro, Torino
2022
La storia è ambientata
durante la Prima Guerra Mondiale in un immaginario paese della Francia, dove si
svolgono le vicende della famiglia Bois. Protagonista principale è Anne, la
creatrice di volti, appunto.
Pur essendo frutto della fantasia dell’autrice, l’ambientazione è così
convincente, da sembrare un luogo reale. Sorprende la maturità narrativa, al
punto che Valeria pare una scrittrice navigata, non certo una alle prime armi.
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Che ne dite di conoscere meglio Valeria?
Valeria, raccontaci un po’
di te:
-
Quali studi stai affrontando?
Frequento il liceo classico,
a settembre inizierò il quarto anno.
-
Da dove nasce la passione dello
scrivere?
La mia passione per la
scrittura nasce dalla lettura. Credo vadano di pari passo. Fin da piccola,
amavo leggere e un giorno mi sono ritrovata a pensare che mi sarebbe piaciuto
immaginare e scrivere storie. Poi, in terza media partecipai ad un concorso di
poesia e vinsi il terzo posto. Come premio mi diedero un tablet. Così iniziai a
scrivere su quel supporto le mie prime storie.
-
Hai scritto altro prima di questo
romanzo?
Sì. “La creatrice di volti”
è il mio primo romanzo edito, ma in realtà è il secondo che scrivo. Il primo
romanzo, di genere distopico, lo scrissi tra la fine della terza media e la
quarta ginnasio. Partecipai con questo manoscritto alla settima edizione del
“Premio internazionale di letteratura città di Como” e riuscii ad essere tra i
venti selezionati nella sezione romanzi per ragazzi. Fu una grandissima
soddisfazione per me.
-
Che cosa ti ha ispirata nel narrare
questa vicenda?
L’ispirazione è nata da un
incontro del tutto casuale. Studiando e volendo approfondire un avvenimento storico,
mi imbattei nella storia di Anna Coleman Ladd, scultrice statunitense che,
immediatamente dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, operò a Parigi con la
Croce Rossa dedicandosi alla creazione di maschere facciali in rame per
restituire volto e dignità ai mutilati. Mi colpirono molto le fotografie
dell’epoca nella loro crudezza, le filmine che ritraggono la scultrice intenta
a dipingere una maschera indossata da un paziente, e poi anche la stessa Anna
Coleman Ladd. A mio parere ebbe una sensibilità straordinaria per l’epoca.
-
Perché hai scelto di ambientarla al
tempo della Prima Guerra Mondiale?
Mi piacciono la Storia e i
romanzi storici e, nonostante fosse un progetto ambizioso per la mia
inesperienza nel campo della scrittura, desideravo mantenere l’ambientazione
storica. Omettere i riferimenti alla Grande Guerra mi sembrava un’operazione
che andava a sottrarre parte del fascino della vicenda che volevo raccontare.
-
Nella storia mostri di conoscere bene le
tecniche di guerra, le armi e molte altre cose che non appartengono alla nostra
epoca: hai svolto delle ricerche?
Perché tutta l’ambientazione
storica sembrasse credibile ho svolto ricerche su enciclopedie e manuali in
biblioteca. Ho anche attinto da fonti alternative, letture, film e documentari.
Particolarmente importante è stato “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di
Erich Maria Remarque per comprendere come i soldati vivessero al fronte e come
si consumassero gli scontri (ho pensato: chi potrebbe raccontarmi la Grande Guerra
meglio di chi l’ha vissuta in prima persona?). Per quanto riguarda i film, mi
ha colpito tra i tanti “1917”, diretto da Sam Mendes. Inoltre, i quotidiani, le
fotografie e le filmine dell’epoca sono stati preziosi, come anche le lettere
che i soldati scrivevano ai propri cari dal fronte.
-
Ti sei immedesimata molto bene nella
vita dei personaggi che hai creato, tanto da coinvolgere il lettore e
trascinarlo in quel mondo. Come ci sei riuscita?
Ho dedicato, in un’agenda
apposita, alcune pagine ad ogni personaggio che fungessero da “Scheda del
personaggio”. Fare questa operazione mi ha permesso di avere le idee più chiare
in merito a ciascuno di essi e “conoscere” intimamente i miei personaggi, quasi
fossero delle persone reali. È stato come costruire un identikit partendo dalle
informazioni più banali (descrizione fisica, caratteriale, famiglia, ecc…),
arrivando ai dettagli (hobby, paure, passioni, desideri, persino i cibi
preferiti) che a volte hanno avuto spazio all’interno della narrazione, altre
volte no, per salvaguardare l’economia della storia in generale.
-
Come può una ragazza della tua età
narrare di un tempo così lontano, rendendolo credibile come hai fatto tu?
Effettuare delle ricerche accurate
sul periodo è fondamentale per la credibilità. Però a mio parere servono anche
immaginazione e un pizzico di empatia. Che si tratti di una storia ambientata
nell’antica Grecia, nella Roma imperiale, in Cina, in America o in qualsiasi
altra epoca e luogo, la vicenda si sviluppa intorno e per opera di personaggi,
ossia persone fittizie. E come tutte le persone sono anch’essi mossi da sentimenti
comuni ad ognuno.
-
A Torino mi hai rivelato che hai già in
mente una nuova storia. Puoi anticiparci qualcosa?
Purtroppo, no. Non ho ancora
trovato un modo per sviluppare al meglio la nuova storia e, non avendo io
stessa le idee chiarissime, potrebbe risultare un po’ confusionaria. Posso
soltanto dire che il genere del romanzo sarà storico.
-
Come sei arrivata alla casa editrice
Morellini?
Qualche mese dopo la fine
della stesura del romanzo, scoprii che un’amica di mia madre era amica di una
scrittrice. Desideravo avere un parere da una persona del settore sulla mia
scrittura, per capire se valesse davvero la pena considerare l’idea di inviare
il manoscritto ad una casa editrice per pubblicarlo. Così le feci avere un
capitolo a mia scelta, che avevo particolarmente a cuore, per avere dei consigli.
Poco tempo dopo, per e-mail, la scrittrice mi chiese di inviarle l’intero
manoscritto perché quel capitolo aveva suscitato in lei molta curiosità.
Qualche settimana dopo, mi telefonò la casa editrice Morellini per propormi un
contratto. Fu una grandissima sorpresa, ero al settimo cielo e ancora oggi
stento a credere di essere riuscita a pubblicare. Per me è l’avverarsi del
sogno che avevo fin da bambina.
-
I tuoi genitori sono sicuramente molto
orgogliosi di te. Immagino lo siano anche i tuoi insegnanti. Come hanno reagito
alla notizia della pubblicazione? E i tuoi compagni di scuola?
I miei professori sono stati
molto sorpresi della notizia, non sapevano che stessi scrivendo un romanzo. Li
ho invitati alla presentazione e sono stati contenti di partecipare, ognuno
secondo i propri impegni. I miei compagni di scuola sono stati anche loro molto
sorpresi e felici per me, augurandomi di continuare a scrivere altri libri. Vederli
quasi al completo e in prima fila alla presentazione nel comune dove abito mi
ha dato molto coraggio. Quella sera ero emozionata, però la loro presenza in
qualche modo mi ha dato la calma di cui avevo bisogno per parlare davanti a
così tante persone. È stata una bellissima serata.
-
In un’epoca in cui fanno tendenza le
influencers e dominano i social, tu come ti collochi? Ti ritieni una ragazza
d’altri tempi oppure ti riconosci nel tuo?
Non potrei definirmi una
ragazza d’altri tempi. Mi riconosco nella mia epoca, anche se nella vita di
tutti i giorni sono poco attiva sui social, un po’ perché, non sapendoli usare proprio
benissimo, mi annoiano, un po’ perché non amo particolarmente essere al centro
dell’attenzione o parlare di me in generale. Però ritengo, soprattutto nel mio
caso di autrice al primo romanzo edito, che siano una grande opportunità se ben
sfruttati.
-
Cosa pensi di fare “da grande”?
Mi piacerebbe moltissimo
continuare a scrivere e pubblicare le mie storie, diventando una scrittrice
professionista. Sono anche interessata a studiare medicina all’università, devo
però ancora capire bene le mie inclinazioni. Tuttavia, non è detto che una
professione escluda l’altra. Vedremo!
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