Di seguito alcuni momenti della presentazione del giallo
"Delitto in casa editrice", Fratelli Frilli Editori
Di seguito alcuni momenti della presentazione del giallo
"Delitto in casa editrice", Fratelli Frilli Editori
Il corpo senza vita di
Luca Orrigoni, proprietario dell’omonima casa editrice, sita in via Robbioni in
pieno centro a Varese, viene ritrovato nel suo ufficio dalla segretaria Marina
Pillon la mattina seguente all’omicidio. L’uomo ha il volto deturpato da un
colpo di proiettile sparato a bruciapelo. La segretaria, sconvolta, chiama la
polizia. Il commissario Auteri e il magistrato Elena Macchi giungono sul posto.
La Pillon riferisce che il suo capo si era attardato al lavoro, la sera
precedente, rimanendo da solo nei locali della casa editrice.
Nessuna effrazione. Se ne deduce che l’editore abbia aperto al proprio
assassino. Lo conosceva? Aveva un appuntamento con lui? E, in quel caso, perché
la Pillon ne era all’oscuro?
Viene data la notizia alla moglie Bianca, la quale aveva trascorso la serata
con un’amica e non si era accorta del mancato rientro a casa del marito.
Dalla donna addetta alle pulizie si viene a sapere della relazione clandestina
tra l’editore e una certa Lucrezia Sacchi, aspirante autrice, ma di scarso
talento, la quale avrebbe avuto una tresca anche con l’editor della Orrigoni
s.r.l., tale Giacomo Del Gaudio. È proprio da questi due personaggi, sui quali
ricadono i primi sospetti, che prendono avvio le indagini.
Come sempre, la Macchi viene supportata dal vice commissario, Antonio Pozzi,
che in questo settimo episodio della serie ha un rapporto molto più che
professionale con il magistrato.
Le immagini scaricate da una telecamera posta di fronte alla casa editrice
rivelano la presenza di una figura non identificabile entrare nell’edificio
intorno all’ora del delitto, secondo quanto stabilito dal medico legale, dottor
Gianciotto, e uscirne poco dopo. L’individuo indossa un piumino con cappuccio
calato sulla testa e risulta impossibile metterne a fuoco il volto. Un
particolare dell’abbigliamento, però, colpisce il P.M.: uno stemma
catarifrangente piuttosto singolare. E sarà proprio il piumino a costituire
l’elemento decisivo per la soluzione del caso.
LA MAFIA E LA MUSICA TRAP
Nell’ambito del terzo incontro
dal titolo LA MAFIA TEME LA SCUOLA PIU’ DELLA GIUSTIZIA, si è affrontato il rapporto
tra la mafia e la musica trap.
Edoardo Mangini, videomaker,
ha mostrato ai docenti presenti il video da lui realizzato con le interviste ad
alcuni studenti delle scuole superiori.
A loro sono state rivolte alcune domande:
1) Credi che la musica trap abbia un influsso negativo sui giovani?
Ecco alcune risposte:
dipende da come l'ascolti,
dipende da quale lato l'ascolti,
per i piccoli è pericolosa ma anche per alcuni adolescenti facilmente
influenzabili,
dipende dal cantante.
2) Sei favorevole alla
censura dei testi musicali?
Risposte:
no, perché alcuni cantano di quello che hanno fatto per vivere,
per alcune canzoni sì, per altre no.
3) I trapper scrivono quello
che pensano o scrivono per fare audience?
Risposte:
alcuni scrivono quello che realmente pensano,
dipende,
la maggior parte lo fa per attirare visualizzazioni.
4) I genitori sono d'accordo
con la musica trap quando tu l'ascolti?
Risposte unanimi:
no.
5) Quali sono gli aspetti
più rilevanti nelle canzoni trap, il testo o la musicalità?
Risposte:
la musicalità,
all'inizio ci si focalizza sulla musicalità poi sul testo.
6) Trovi che il trap
rappresenti il mondo adulto di oggi, quando parla di fare soldi e carriera?
Risposte:
forse è più adatto ai ragazzi di oggi in relazione al loro futuro,
per i giovani, i trapper sono un modello per arricchirsi.
7) La criminalità
organizzata sfrutta il trap per far passare le proprie idee? Risposte:
no, perché i trapper sono dei ribelli e non stanno alle regole.
8) Ci sono simboli nei
videoclip delle canzoni trap che evocano la cultura mafiosa?
Risposte:
no, si tratta di un gioco di immagini.
9) I social media sono
un'opportunità o uno strumento che fa passare i messaggi mafiosi?
Risposte:
sono entrambe le cose.
10) I trapper influenzano i
giovani?
Risposte:
la musica trap descrive la vita dei ghetti, quindi no,
dipende dall'influenzabilità di chi ascolta.
I ragazzi intervistati hanno
saputo fare un distinguo, dimostrando che ascoltano i testi trap in modo
critico.
Il trap è un genere
ascoltatissimo dai giovani a partire già dalla terza media, in alcuni casi
anche dalla quinta elementare. La musica trap contiene frasi violente nei
confronti delle donne e frasi che incitano al consumo di droga. Bisognerebbe
quindi parlarne ai ragazzi per far capire loro l’erroneità dei messaggi che
vengono trasmessi da questi cantanti, ma occorre trovare la maniera giusta per
farlo. Se noi adulti non diamo loro un indirizzo educativo, un modo adeguato
per accostarsi a questo tipo di musica, lo faranno comunque da soli, col
rischio di “assorbire” i messaggi negativi che emergono da quelle canzoni.
Una delle questioni più interessanti da affrontare è quella relativa al lusso e
ai soldi che vengono trattati nelle canzoni dei trap. Questo è un argomento che
bisognerebbe sviscerare con i ragazzi che oggi più che mai inseguono il mito
dei soldi facili. C’è da chiedersi perché soldi e successo siano così
importanti per i nostri ragazzi.
La seconda parte dell’incontro
viene condotta dal professor Augusto Gentili, musicologo e docente
universitario e non solo.
Il professore domanda alla platea che cosa sia la musica trap.
Solo tre persone hanno saputo rispondere.
Il professore precisa subito
che il trap non è un genere musicale.
Per genere musicale,
l'antropologia musicale intende ciò che un gruppo sociale riconosce come
musica.
Esistono un punto di vista esterno e un punto di vista interno da cui
considerare il genere musicale. Esiste anche un trap di alta qualità, per
esempio in Francia nelle banlieue e in America ma non in Italia.
In Italia i discografici scelgono una bella ragazza o un ragazzo tipo, pieno di
tatuaggi e di piercing, che possano colpire lo spettatore giovane e per loro
sono semplicemente macchine da soldi senza talento.
Un tempo, prima di fare
musica si doveva studiare e studiare molto.
Possiamo definire il trap un genere “poetico triviale” che ha grande influenza
sui ragazzini che emulano gli atteggiamenti dei cantanti trapper. E quali sono
questi atteggiamenti? Quello del bullo, da parte dei maschi, e quello della
ragazza oggetto che si sente tale da parte delle femmine.
Il trap esercita una fascinazione sui ragazzini per come viene presentato, pur
essendo un prodotto di scarsa qualità.
Nel trap italiano la musica non è significativa. Molti trapper sono finiti in
galera. Il professor Gentili ci mostra su YouTube un video di Childish Gambino “This
is America”.
Successivamente alla visione ci fa riflettere sul fatto di quanto il testo
sia ripetitivo e ossessivo e di come le immagini siano inneggianti
alla violenza gratuita e soprattutto all'indifferenza nei
confronti della violenza stessa (nelle immagini ci sono anche uso della
droga e prostituzione).
Il messaggio che passa è YOU ARE BARCODE ossia tu fai, consumi, spendi e
finisci come un codice a barre.
I trapper italiani non sanno usare la voce, usano sempre l'auto-tune.
Il docente ci spiega che produrre un brano trap è molto semplice.
Come fanno i ragazzi di oggi a venire a conoscenza della musica trap? Semplice:
attraverso il cellulare, con il quale accedono anche a canali pornografici.
Purtroppo oggi non ci sono più paletti, non ci sono più livelli di valori, non
ci sono più differenziazioni. Tutto allora è lecito e si può svolgere ovunque e
questo è terreno fertile per la malavita.
Il professore sostiene che in prima media gli studenti siano troppo piccoli per
farli riflettere sui messaggi della musica trap, mentre in seconda e terza si
può già cominciare a parlare loro di certi argomenti.
Con le tv commerciali emerge la figura del mediocre. I trapper italiani
suscitano questo pensiero nei ragazzi: ce l'ha fatta lui, che è mediocre, posso
farcela anch'io.
I trapper sono dei prodotti non degli artisti. I discografici studiano il
target e oggi il target sono i ragazzini dai 10 ai 14 anni.
Gli effetti del trap sono o nulli o nefasti, non c’è una via di mezzo.
La musica è nutrimento e, se negativa, in quanto tale può indurre anche a
comportamenti violenti.
Sono stati fatti degli esperimenti sui giovani che ascoltavano musica trap a
ripetizione. Successivamente gli stessi mettevano il tabasco nella tisana del
compagno che prendeva parte all’esperimento di ascolto dopo di loro anche se
non lo conoscevano. Questo deve metterci in guardia sull’effetto che la musica
esercita sul cervello di chi la ascolta, inducendo comportamenti conseguenti.
Tra l’altro, oggi si stanno diffondendo sempre di più tra i giovanissimi gli
sport costituiti da arti marziali miste, inneggianti alla violenza fine a se
stessa.
Prestiamo dunque molta attenzione.
Alessandra Cerreti dice che l'Italia ha ottime leggi e che
molte istituzioni straniere hanno preso esempio da noi. Le leggi però vanno
aggiornate, perché oggi non si capisce più bene cosa sia la Mafia e cosa non lo
sia. La Mafia, infatti, si estende su più fronti, tende a mescolarsi con altre
realtà criminali. Ma una cosa è certa: la Mafia teme più la scuola che gli
arresti. Come diceva Borsellino, ci vorrebbe un esercito di insegnanti più che
un esercito di carabinieri. La Mafia, infatti, è un'organizzazione criminale
segreta che teme la cultura, perché la criminalità si nutre di consenso sociale
e il consenso sociale si radica più facilmente laddove c’è ignoranza.
FREDDO AL CUORE
La
storia ha inizio nel settembre del 1994 in pieno governo Berlusconi.
Il cadavere di Paolo Ettorri, ex sindaco di Corsico, esponente del PCI milanese,
viene ritrovato nella vasca del depuratore di Peschiera Borromeo. Si pensa a un
omicidio. Viene sospettato Alberto Rosci, della Lega delle cooperative.
Mario Cavenaghi, ingegnere, ex presidente della Commissione probiviri lombarda
del PCI, trasferitosi da tempo a Lugano con la famiglia, viene richiamato a
Milano per investigare sul delitto.
La moglie Carla (la Carla, rigorosamente con l’articolo davanti al nome alla
maniera lombarda) è una donna saggia e protettiva che vorrebbe il marito
lontano dalle questioni politiche e fa di tutto per convincerlo a non
incontrare gli ex compagni milanesi, ben sapendo che il marito si lascerà
coinvolgere nella vicenda. Ma Cavenaghi era stato amico di Rosci, ex compagno
di studi e di impegno politico, e non può non prendersi a cuore il caso.
L'ingegnere si trova così coinvolto nelle indagini.
A Milano incontra vecchi amici, esponenti del PCI, con cui ricorda i tempi
ormai trascorsi, prima che lo scandalo tangentopoli scoppiasse nella politica.
Ci sono momenti nostalgici che riportano il luganese (come viene apostrofato
dagli amici, scherzosamente ma non troppo, per essere fuggito dalla Milano
corrotta ed essersi trasferito in un'isola felice come la città Svizzera) ai
tempi della gioventù e della militanza nel partito. Ed è proprio in nome di
quei vecchi tempi e degli ideali che sostenevano allora il partito, che il
luganese Cavenaghi accetta di lasciarsi coinvolgere nel caso e di salvare
l'amico e compagno Rosci, nonché la sua reputazione, certo della sua integrità
morale.
L'Internazionale, l’inno rivoluzionario per eccellenza, apre e chiude il libro. All'inizio risuona in testa a Cavenaghi tutta notte (Rosso in petto un fiore c’è fiorito, una fede c’è nata in cuor. Noi non siamo più – nelle officine, entro terra, nei campi, in mar – la plebe sempre all’opra china senza ideale in cui sperar) alla fine non turberà più il suo sonno (E così l’ingegner Cavenaghi prese sonno, certo che i suoi sogni non sarebbero stati turbati dalle parole e dalla musica dell’Internazionale).
PERSONAGGI
Il libro pullula di personaggi, la maggior parte creati dalla
fantasia dell’autore, ma sono presenti anche personaggi reali, che hanno fatto
parte della storia politica del nostro Paese, come Lamberto Dini, ministro del
tesoro, Antonio Fazio, governatore di Banca d'Italia, Piercamillo Davigo, il magistrato
che ha condotto la lotta contro la corruzione, Umberto Bossi, leader della Lega
Lombarda, Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica, Licio Gelli della
loggia P2. Vengono inoltre fatti numerosi riferimenti alla mafia, alla camorra
e alla ‘ndrangheta degli anni ‘70 e ‘80 e agli scontri tra queste e gli
albanesi e i serbi negli anni ‘80 per il loro tentativo di radicarsi nel
mercato milanese della droga.
Ben delineato anche il personaggio della Ines, la cognata
che lo ospita durante il suo soggiorno a Milano, insegnante alle prese con
adolescenti scatenati, che ha una relazione con un bidello, amante focoso,
relazione della quale il Cavenaghi è contento, poiché la tiene occupata e
quindi meno presente nei suoi affari. La Ines, infatti, è la “spia” personale
della Carla e le riferisce tutto quello di cui viene a conoscenza circa il
cognato. Né lei né la Carla sono a conoscenza della reale attività che Mario
svolge nel condurre le indagini, esponendosi a rischi importanti.
Fondamentali i personaggi che aiutano il luganese, ex
compagni di università ed ex militanti del partito, nonché altri personaggi di
contorno come giornalisti dell’Unità e del Corriere, magistrati, ma anche gente
comune come la giornalaia e la farmacista che rappresentano fonti preziose per
studiare gli spostamenti di colui che si sospetta essere la talpa all’interno
del partito.
AMBIENTAZIONE
Fa da sfondo alla storia la Milano degli anni ’90, con le
sue vie e i locali di tendenza, nonché bar e ristoranti, dove Cavenaghi si
ritrova con i compagni e con gli informatori a discutere del caso.
STILE NARRATIVO
Il linguaggio si presenta colto ma allo stesso tempo
accessibile, senza particolari ricercatezze formali. Sono presenti molti
dialoghi, che conferiscono un ritmo serrato alla narrazione nei momenti clou
della storia.
I personaggi sono descritti minuziosamente nel loro aspetto
fisico alla loro comparsa sulla scena, tanto che pare di poterli realmente
vedere, mentre l’autore ci porta a scoprirli nel loro carattere attraverso lo
sviluppo della trama, secondo la tecnica del “show don’t tell”.
Una particolarità dell’autore è quella di condurci con
leggerezza nel quotidiano di ognuno di loro, portandoci anche a tavola,
dilettandosi a descrivere con dovizia di particolari i piatti serviti ora dalla
moglie di uno, ora dell’altro, ora consumati al ristorante. Apprendiamo così
che Cavenaghi non disdegna i piaceri della tavola, ma, morigerato anche nell’ambito
culinario, si preoccupa di rimettersi in riga, dopo essersi lasciato sedurre dai
peccati di gola.
“Freddo al cuore” appartiene alla categoria del giallo
classico, quello a enigma, in cui si ha già una vittima a storia avviata, dove
quello che conta sono le indagini, le ricostruzioni degli eventi, la ricerca
degli indizi per arrivare alla scoperta del colpevole. Niente colpi di scena,
dunque, niente suspence, ma una sapiente ricostruzione dei fatti ad opera di un
bravo investigatore che poi investigatore non è.
Un giallo ben costruito che porta il lettore a conoscere aspetti
della storia di un’Italia di un tempo che fu.
Laura Veroni
Oggi pomeriggio, 18 maggio, alle ore 17:45 la presentazione del thriller "L'OMBRA DALLA SCIARPA BLU" a NORD IN GIALLO ore 17:45 Sala Montanari Varese, via Bersaglieri 1.
Conduce Andrea Giacometti.