Nato
a Montelupo Fiorentino nel 1974, Simone Innocenti ha scritto la guida letteraria Firenze
Mare (Perrone), esordendo con Puntazza (Erudita).
Suoi racconti
sono apparsi in varie antologie. Si occupa di cronaca nera e giudiziaria e ha
scritto per “Il Corriere”, “La Nazione”, “Il Giornale della Toscana”,
“Avvenire”, “L’Espresso” e “Sette”. Attualmente lavora al “Corriere
Fiorentino”, dorso regionale del “Corriere della Sera”.
Pubblico di seguito un pezzo da lui scritto. Si tratta di un frammento di vita vissuta, vissuta da lui, ma, leggendolo, è come se appartenesse anche a noi. Simone ha la grande dote di coinvolgere con le parole, di portarci dentro alla storia che narra con la genuinità e la delicatezza che gli appartengono e che fanno di lui un bravo scrittore. Ogni suo testo ha il respiro e il ritmo di un romanzo, che sia un racconto, un libro, la narrazione di un'esperienza o un articolo giornalistico.
Ho fatto Piombino-casa in
auto.
Simone Innocenti |
C'era il sole. C'era un sole bellissimo, come di una bellissima donna che
passeggia davanti a te ma non si lascia avvicinare. Attorno vento di scirocco
ad accarezzare gli alberi. Sono passato dal viale della Principessa, che è San
Vincenzo: ci sono pinete bellissime. Non ho trovato nessuno e ho spento la
musica, non serviva a nulla: c'era comunque silenzio. Ho fatto un viaggio
allucinante, tra la disperazione di non incontrare nessuno e la paura di
trovare gente per la strada: mai vissuta una cosa del genere, mi ha spiazzato,
mi ha morso. A un certo punto mi sono fermato per scrivere di un tentato
omicidio che era avvenuto in mattinata nel Senese. Poi sono ripartito. Ho preso
l'autostrada e all'uscita una pattuglia della Stradale mi ha fermato: solita
scena. Ci siamo messi a parlare, sembravamo reduci. Reduci è la parola che
Wlodek Goldkorn ha scritto la scorsa settimana su L'Espresso. Ed è una parola
che è incubata dopo averne preso consapevolezza. Reduci, proprio così. A casa
ho trovato il disordine che avevo lasciato nella fretta di partire per una nave
che domenica scorsa stava per attraccare a Piombino. All'ingresso ho lasciato
alcuni rami di ulivo da un albero che miracolosamente ho trovato in un'area di
servizio, anche questa vuota. Avevano consistenza di legno. Dovrò farli
benedire, ho pensato. Dovrò farli benedire perché mia mamma ci tiene a queste
cose, ho pensato. Poi basta. Non ho pensato ad altro.
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