domenica 5 aprile 2020

HO FATTO PIOMBINO-CASA IN AUTO, Simone Innocenti


Nato a Montelupo Fiorentino nel 1974, Simone Innocenti ha scritto la guida letteraria Firenze Mare (Perrone), esordendo con Puntazza (Erudita).
Suoi racconti sono apparsi in varie antologie. Si occupa di cronaca nera e giudiziaria e ha scritto per “Il Corriere”, “La Nazione”, “Il Giornale della Toscana”, “Avvenire”, “L’Espresso” e “Sette”. Attualmente lavora al “Corriere Fiorentino”, dorso regionale del “Corriere della Sera”.

Pubblico di seguito un pezzo da lui scritto. Si tratta di un frammento di vita vissuta, vissuta da lui, ma, leggendolo, è come se appartenesse anche a noi. Simone ha la grande dote di coinvolgere con le parole, di portarci dentro alla storia che narra con la genuinità e la delicatezza che gli appartengono e che fanno di lui un bravo scrittore. Ogni suo testo ha il respiro e il ritmo di un romanzo, che sia un racconto, un libro, la narrazione di un'esperienza o un articolo giornalistico.

Ho fatto Piombino-casa in auto. 
Simone Innocenti
C'era il sole. C'era un sole bellissimo, come di una bellissima donna che passeggia davanti a te ma non si lascia avvicinare. Attorno vento di scirocco ad accarezzare gli alberi. Sono passato dal viale della Principessa, che è San Vincenzo: ci sono pinete bellissime. Non ho trovato nessuno e ho spento la musica, non serviva a nulla: c'era comunque silenzio. Ho fatto un viaggio allucinante, tra la disperazione di non incontrare nessuno e la paura di trovare gente per la strada: mai vissuta una cosa del genere, mi ha spiazzato, mi ha morso. A un certo punto mi sono fermato per scrivere di un tentato omicidio che era avvenuto in mattinata nel Senese. Poi sono ripartito. Ho preso l'autostrada e all'uscita una pattuglia della Stradale mi ha fermato: solita scena. Ci siamo messi a parlare, sembravamo reduci. Reduci è la parola che Wlodek Goldkorn ha scritto la scorsa settimana su L'Espresso. Ed è una parola che è incubata dopo averne preso consapevolezza. Reduci, proprio così. A casa ho trovato il disordine che avevo lasciato nella fretta di partire per una nave che domenica scorsa stava per attraccare a Piombino. All'ingresso ho lasciato alcuni rami di ulivo da un albero che miracolosamente ho trovato in un'area di servizio, anche questa vuota. Avevano consistenza di legno. Dovrò farli benedire, ho pensato. Dovrò farli benedire perché mia mamma ci tiene a queste cose, ho pensato. Poi basta. Non ho pensato ad altro.




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