martedì 24 giugno 2014

Premio Internazionale di Letteratura città di Como

Ringrazio l'Associazione Eleutheria, in modo particolare il dottor Giorgio Albonico, e tutto lo staff dell'organizzazione del premio, per avermi inviato l'attestato di partecipazione alla prima edizione del Concorso Internazionale di Letteratura città di Como.
E' apprezzabile l'attenzione che Eleutheria ha dedicato a tutti partecipanti.



attestato di partecipazione

mercoledì 18 giugno 2014

GialloStresa 2014

GIALLOSTRESA 2014

i finalisti del GialloStresa 2014 con il direttore editoriale della Mondadori, Franco Forte, e l'organizzatrice del concorso, Ambretta Sampietro


Ed eccoci di nuovo qui, alla proclamazione dei finalisti del GialloStresa!     
Un'altra esperienza entusiasmante, altre emozioni condivise.   
Come l'anno scorso, la proclamazione dei finalisti è stata preceduta dalla presentazione di due scrittori, il giovane esordiente Marco Ghizzoni, che ha presentato il suo "Il cappello del Maresciallo", e il direttore editoriale della Mondadori, Franco Forte, scrittore a sua volta, nonché sceneggiatore e curatore, che ha presentato il suo ultimo best seller "Gengis Kan".    
E' sempre una bella esperienza assistere a queste presentazioni, perché sono fonte preziosa di conoscenze e di preziosi consigli.  
Marco Ghizzoni
Sentire Ghizzoni, spigliatissimo scrittore cremonese, lo sguardo acuto, attento osservatore della realtà circostante, ammettere che nel suo libro mancasse l'ingrediente principale, cioè la storia, mi ha molto colpita e mi ha fatto riflettere. La mancanza di tale ingrediente gli era stata fatta notare da  Giovanni Cocco, vincitore del premio Campiello 2013 con il romanzo "La Caduta", da lui conosciuto quasi per caso in Facebook. Ghizzoni ci ha raccontato un po' di questa amicizia, nata per caso nel social network, e di quanto essa sia risultata preziosa per la sua formazione. Come ha detto Ghizzoni, in questo "mestiere" è molto importante l'umiltà, soprattutto all'inizio, se si desidera imparare, é fondamentale seguire il consiglio di chi ha più esperienza, fidarsi e affidarsi, non pensare di avere completato il proprio lavoro, se prima non è stato "criticato" da chi è più competente di noi.  
E' un po' come quando io scrivo i racconti che invio ai concorsi.      
Ne ho vinti alcuni e sono arrivata in finale in altri e, ogni volta, prima della pubblicazione, il mio lavoro è stato editato. Ecco, l'editing è una cosa importantissima. La prima volta che mi è stato editato un racconto, ho sofferto, perché i cambiamenti e le parti "tagliate" mi parevano "amputazioni" di una parte di me. Poi ho capito che sono una cosa fondamentale, perché io ho una visione a senso unico della mia storia, mentre l'editor vede ad ampio raggio, facendosi interprete del punto di vista del lettore, e oggi attendo solo che la mia storia venga "ripulita" dagli sfronzoli inutili, corretta, sistemata. Poi la rileggo con ammirazione, soddisfazione e gratitudine nei confronti della persona (sconosciuta) che ha messo mano al mio lavoro, rendendolo migliore.      
Che dire, invece, di Franco Forte, direttore editoriale della Mondadori, scrittore, curatore,
Franco Forte
traduttore e consulente, se non che sono rimasta impressionata dalla sua preparazione e dalla sua professionalità? Tanto di cappello alla sua invidiabile Ars Oratoria! A lui è spettato il compito di proclamare i dieci finalisti del concorso. Trepidazione, attesa e, finalmente i nomi!       
Sono molto felice di essere arrivata tra i dieci selezionati, ma soprattutto, sono felice di avere ritrovato in finale con me alcune persone con le quali ho stretto, durante l'arco dell'anno, un'amicizia (più virtuale che reale, a causa della distanza e degli impegni lavorativi), in modo particolare Sabrina e Ross.     


Ci rivedremo a Settembre, per la proclamazione del vincitore.

l'articolo sulla Prealpina

domenica 8 giugno 2014

PER I MIEI RAGAZZI DI 1^ e 2^ I

Non avrete mica pensato che mi sono dimenticata di voi, vero? 
Ho dedicato una lettera e dei pensieri più lunghi alla terza, perché dal prossimo anno non sarò più con loro, ma un pensiero e un abbraccio immenso voglio dedicarlo anche a voi, che siete i miei ragazzi più piccoli.
Vi auguro un'estate serena, all'insegna del relax e del divertimento (non studiate troppo, lo dico soprattutto per alcuni e senza ironia: l'estate è fatta per riposare la mente!).

Vi abbraccio con quell'abbraccio collettivo che la seconda mi ha chiesto l'ultimo giorno e che poi, non so perché, non siamo riusciti a fare.

BUONE VACANZE, ragazzi!

Ci vediamo a Settembre :-*

La vostra prof

LA MIA TERZA E

LETTERA ALLA TERZA E



Lacrime, abbracci e disperazione tra le ragazze di quella che era stata definita una classe difficile e disgregata. Abbracci tra ragazze e ragazzi, occhi lucidi anche per qualche maschietto. Una scena da libro "Cuore".       
Non sembra nemmeno l'ultimo giorno di scuola. E mica piangono di felicità! No, no: piangono, perché la scuola è finita e perché non si rivedranno più, non così, non come adesso.    
<<Possiamo accendere la musica?>> mi chiedono. Ma sì, dai, è l'ultimo giorno, che sarà mai!
Tutti zitti! Una ragazza ha da leggere qualcosa: una lettera d'AMORE scritta per tutti i compagni. Canzone strappalacrime in sottofondo. Mi sento tanto Maria De Filippi a "C'é posta per te!".   
       
Voglio riportare in questa pagina solo alcune righe di quella lettera alla classe che mi hanno voluto regalare a fine giornata.

        Cara classe,      
ormai sono trascorsi tre anni, tre anni indimenticabili, tre anni di risate, note, amicizie e incomprensioni...La fine è ormai arrivata, [ma] questa che ci sembra una fine in realtà è solo un nuovo inizio, l'inizio di un'amicizia ancora più forte...    
In quest'ultimo anno abbiamo imparato molte cose nuove, ma l'unica di cui mi importa veramente è avere capito (forse troppo tardi) che il famoso senso della mia vita siete voi! Non so se avete mai visto il film "Noi siamo infinito"... parla di un'amicizia che, nonostante la distanza, gli anni, le incomprensioni va avanti e continua per sempre, come continuerà la nostra...   
Io so che un giorno queste diventeranno solo delle storie e che le nostre immagini diventeranno vecchie fotografie e che noi diventeremo il padre e la madre di qualcuno, ma qui, adesso, questi momenti non sono storie, questo sta succedendo, io sono qui e vi sto guardando e siete fantastici...


Un altro alunno, invece, scrive così:

... Non ci sono parole per descriverci, siamo la classe più bella, con voi ho fatto cose che negli anni precedenti non avevo mai né fatto né visto... Ho passato tre anni con voi e devo dire che sono stato benissimo, ma soprattutto  l'ultimo, perché ci siamo conosciuti meglio, abbiamo imparato a scherzare e ridere insieme. Devo dire che mi avete lasciato un segno tutti quanti...

Qualcuno ha scritto un biglietto anche a me:

Grazie, prof, per questo anno fantastico! Mi ha aiutata molto e per questo volevo ringraziarla. Con i suoi modi di fare lei è riuscita ad unire la classe. Mi ritengo fortunata ad averla avuta come prof.

Poi è arrivata una lettera:

Ho deciso di scriverle perché è la prof che in questa classe più di tutti ha lasciato un segno. Come facciamo a lasciarla? Tutte quelle emozioni provate insieme, dal cortometraggio ai rimproveri, alle battute che ci siamo scambiati... Lei è arrivata solo quest'anno, ma ha lasciato un segno indelebile, perché è diversa dagli altri, per il suo modo di fare. Ci sarebbe troppo da dire.  
Concludo, dicendo che per noi sarà davvero difficile lasciarla, ci saranno pianti, addii...        
Beh, spero che un giorno la potremo incontrare di nuovo. Magari lei sarà nonna, avrà dei nipoti, e noi genitori, ma la nostra avventura non la cancellerà mai nessuno.     
Si ricordi per sempre delle nostre cavolate e ci scusi se qualche volta l'abbiamo fatta arrabbiare. Spero che ci porterà sempre nel suo cuore.

Beh, da parte mia ho da dirvi solo due cose:
una è che mi sono commossa tantissimo e mi tremava il cuore a leggere le vostre lettere, ma (come vi ho sempre detto) non piango mai in pubblico, perché mi vergogno tantissimo (ma vi giuro che ho fatto una fatica terribile a trattenermi e ho pianto a rileggerle a casa, da sola);   
l'altra è che VI VOGLIO BENE  anche io!

Buona fortuna, classe di disperati!!! Ma disperati davvero, come quella volta in cui Zec ha messo ai piedi i guanti, al posto delle scarpe, e avrei voluto ridere a crepapelle insieme a voi, ma non l'ho potuto fare!     
Non vi dimenticherò, statene certi: vi ho già tutti dentro di me.

Voglio condividere un nostro momento. Cliccate qui...



PS: ci vediamo agli esami... e questa non è una minaccia :-)