mercoledì 12 ottobre 2016

INCONTRO CON GHERARDO COLOMBO

Gherardo Colombo fa il suo ingresso in un'Aula Magna gremita di ragazzi, studenti tra i tredici e i sedici anni. Si presenta da subito come una persona semplice. E' a proprio agio in mezzo a noi, come fosse abituato a rapportarsi con gli adolescenti. Inforca il microfono che dall'orecchio arriva di fianco alla bocca- quell'aggeggio che lui definisce un coleottero o qualcosa di simile - e comincia a passeggiare nello spazio antistante alla platea con disinvoltura. Il silenzio cala tra il pubblico. Saluta e, inaspettatamente, esordisce domandando: <<Ci diamo del lei o del tu?>>. I ragazzi si scambiano occhiate divertite. Nessuno risponde. L'ex magistrato ripropone la domanda: <<Del lei o del tu? Decidiamolo, è importante>>. Si avvicina a un ragazzino della prima fila e gli chiede quale sia la sua preferenza. <<Del lei>>, risponde quello. La platea concorda all'unanimità. Chi si permetterebbe mai di dare del tu a un personaggio di tale calibro? Ed ecco che Gherardo Colombo ci sorprende, rivolgendosi a ognuno di noi dandoci del lei. Spiega che è questione di rispetto reciproco. Se avessimo optato per il tu, ci saremmo rivolti a lui nello stesso modo, perché - spiega - è questione di uguaglianza sancita dalla Costituzione, secondo la quale tutti gli uomini sono uguali senza distinzione di razza, sesso, religione, credo politico... (Art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali).   
E' così che l'ex magistrato comincia il suo dialogo con gli studenti, dialogo che ha per tema il diritto all'ascolto. Titolo dell'incontro è: il giusto peso: il parere dei ragazzi è ascoltato davvero? Partecipano alcuni alunni, in rappresentanza di diverse scuole. Per la Vidoletti sono state selezionate due terze: la 3^C e la 3^E. Una ventina di ragazzi in totale.   
Gherardo Colombo appare da subito una persona alla mano. Si esprime in modo semplice, non fa sfoggio di cultura forense. Vuole arrivare dritto ai cuori e alle menti dei nostri giovani alunni. E ci riesce. Comincia col fare domande inerenti le regole: <<E' possibile vivere senza regole?>>. Naturalmente la maggior parte dei ragazzi sostiene di sì, ma Colombo si appresta a dimostrare come non lo sia, portando gli studenti a riflettere sulle cose che li interessano da vicino. Pone sempre interrogativi: <<Puoi giocare alla play station senza regole?>>. <<Sì>>, risponde il suo diretto interlocutore. <<E come fai? Se giochi a FIFA, per esempio, come fai a calciare la palla, se schiacci il tasto sbagliato? Quali tasti devi premere? Oppure premi a caso? Come hai imparato a giocare? Ti ha insegnato qualche tuo amico?>>. <<Ho letto il libretto delle istruzioni>>, risponde il ragazzo. <<E le istruzioni non sono forse un insieme di regole?>>. Dalla Play Station alla realizzazione di una torta: <<Se non doso gli ingredienti nel modo giusto e non utilizzo quelli indicati nella ricetta, non cucinerò mai quel tipo di torta. Ma che cos'è la ricetta, se non una serie di regole?>>.
I ragazzi sembrano convincersi della bontà delle spiegazioni dell'ex magistrato.  
Gherardo Colombo infila una serie di battute divertenti, smontando false argomentazioni di alcuni. Le risate si diffondono per la sala.    
Stabilito che le regole sono importanti e necessarie per vivere, Colombo passa ad affrontare un altro argomento importante: la libertà. Il discorso scivola inevitabilmente sul collegamento con l'uguaglianza, con cui ha esordito, e di pari passo con la Rivoluzione Francese. Colombo è abilissimo a collegare tra loro i temi che fanno parte dell'incontro: uguaglianza, libertà, rispetto, regole, diritti e doveri. E tra i diritti, quello all'ASCOLTO. Chiede ai ragazzi se gli adulti li ascoltino davvero. Molti rispondono di no. L'ex magistrato è d'accordo con loro: spesso gli adulti sentono i ragazzi, ma non li ascoltano sul serio, perché - spiega - c'è una grande differenza tra il sentire e l'ascoltare. <<E a scuola, gli insegnanti vi ascoltano?>>, domanda. <<Sì>>, risponde uno, <<quando ci interrogano>>. Risata generale.     
Gherardo Colombo domanda che cosa ne pensino della Rivoluzione Francese, chiede se sia servita a qualcosa nella storia, se abbia conseguito gli obiettivi tanto declamati di uguaglianza, libertà, fraternità. A che costo, inoltre? Quante vite distrutte, quante persone uccise? Migliaia. E' questa la libertà? E poi si è arrivati a regimi duri che hanno nuovamente rimosso le libertà acquisite.   
<<Avete mai provato a dire ai vostri insegnanti quello che pensate veramente sugli argomenti di studio? Lo avete fatto, quando vi siete trovati in disaccordo con la storia? No? Perché? Perché avreste preso quattro?>>. Invita i ragazzi a trovare il coraggio di esprimere le proprie idee anche se queste dissentono dal dogma dei libri di testo. Li invita anche a non accontentarsi di spiegazioni da parte degli adulti che recitino: è così perché è così. Che significa? <<Se nessuno avesse lottato per sostenere le proprie idee, le donne sarebbero ancora prive del diritto di voto>>, dice. <<Perché le donne non possono votare? Boh, perché non lo hanno mai fatto, perché è sempre stato così, sin dai tempi dei greci e dei romani. La donna non godeva di alcuna considerazione nella società. Se fossimo fermi all'idea che è sempre stato così, non ci sarebbe stato progresso nella storia dell'umanità>>.        
La platea è incantata.    
Colombo passa quindi a parlare del bene e del male, di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, della differenza tra volere e dovere. <<Che bello>>, dice <<se potessimo affermare che ci piace rispettare le regole, che ci piace studiare ecc...>>. Si aggancia all'importanza della cultura che è ciò che ci rende veramente liberi, capaci di ragionare con la nostra testa, di affrontare e risolvere i problemi, senza doverci appoggiare agli altri e che ci rende, perciò, indipendenti. <<Ecco, perché è importante studiare e andare a scuola>>.                 
Poi inizia a parlare di se stesso, di come, a poco a poco, abbia preso consapevolezza di quanto non fosse giusto condannare alla reclusione chi aveva commesso un reato, perché le persone sono tutte uguali, buone e cattive. Parla della pena di morte ancora in vigore in alcuni paesi, delle discrepanze tra le leggi da un paese all'altro. Fa l'esempio delle donne che vengono lapidate nei paesi islamici se tradiscono il marito, mentre in altri paesi questo non avviene.   
Una ragazza chiede che cosa ne pensi della legittima difesa. <<Se un ladro si introduce in casa mia e ruba, lo posso uccidere?>>. Da ex magistrato, Colombo recita alcuni articoli del codice penale e spiega come la pena debba essere proporzionata alla colpa. Poi affronta il tema del bene e del male, di come non sia corretto rispondere al male col male. Non trova giusto "mettere in gabbia" e privare della libertà nemmeno chi delinque: meglio un programma di recupero. <<Ho condannato troppe persone al carcere>>, dice, <<e a un certo punto non ce l'ho fatta più>>.        
<<Ha mai avuto paura lei nella sua carriera?>>, gli domanda un ragazzo.
<<Una volta sola>>, risponde, <<quando nel 1977 è stato ucciso un mio amico magistrato>>. E racconta la storia di Guido Galli. Ci dice di avere vissuto con la scorta per ben vent'anni e racconta di avere abbandonato, a un certo punto, la magistratura, di avere rassegnato le dimissioni, perché non sopportava più di vivere in quel modo. Oggi, Gherardo Colombo è il Presidente della Garzanti Libri ed è un uomo libero di muoversi in metropolitana, in tram, a piedi, di mescolarsi tra la gente, come una persona qualunque.         
Che, poi, tanto qualunque non è.     
Torniamo a casa più ricchi, dopo questo incontro. Domani i nostri ragazzi avranno il compito di raccontare ai compagni quello che hanno imparato da questa lezione alternativa, che è stata anche una grande lezione di vita.



1 commento:

  1. Fortunati ad avere avuto questa opportunità, leggerò il report ai miei alunni che conoscono il pensiero di Gherardo Colombo attraverso letture e video.

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