giovedì 5 settembre 2019

La logica del burattinaio


LA LOGICA DEL BURATTINAIO
Recensione di Laura Veroni
Titolo intrigante, copertina che cattura l'attenzione, sin dalle prime pagine, la storia si rivela interessante. Tutta la narrazione ruota attorno alla vicenda del "mostro di Sarzana".   
Incuriosita, avvio la ricerca in Internet, per scoprire di chi si tratti, e leggo che negli anni Trenta un giovane
di soli quattordici anni uccise a colpi di pistola il rettore e, nella fuga, il guardiano della scuola che frequentava. Il rinvenimento di altri due cadaveri, avvenuto nell'agosto del 1938, riaprì nuovamente le indagini sull'assassino, che fu individuato dopo che ebbe commesso il suo quinto omicidio ai danni del guardiano dell'ufficio del registro, di cui il padre era direttore. Il mostro si chiamava William Vizzardelli.
Ne "La logica del burattinaio" gli autori, Rino Casazza e Daniele Cambiaso, intrecciano cronaca e fantasia, mettendo in scena uno studiato parallelismo tra William Vizzardelli e Massimiliano Colasanti, il criminale che, settant'anni dopo, intende emulare il baby killer, ripetendone alla perfezione il modus operandi.
Dopo un efferato pluriomicidio, durante il quale l'assassino si confonde con la folla dei curiosi accorsi sul luogo del delitto, come uno "spettatore" qualunque, la narrazione procede all'insegna della caccia al killer, condotta sulla base di accurate indagini svolte dalla polizia.         
E' qui che ci si imbatte in personaggi ben tratteggiati dagli autori, tra cui la coppia di poliziotti, padre e figlio Romei, il magistrato Mignemi, Crisafulli, l'ex questore Berrichillo, vittima del mostro scampata alla morte, ma rimasto leso alle corde vocali, e della sorella Maria, interprete del linguaggio dei segni, che funge da tramite tra il fratello e la squadra investigativa. Molto ben costruita anche la figura dello psichiatra Graziani.
Le indagini si svolgono tra La Spezia, Sarzana e Follonica, sulle tracce del pericoloso killer che, camuffandosi, sfida gli investigatori in un gioco adrenalinico.
Ma chi è il burattinaio, colui che muove i fili, spingendo il nuovo mostro a compiere i delitti?  
Ben riuscita, a questo proposito, la tecnica narrativa dei due autori che, nel momento in cui Colasanti entra in scena con i suoi pensieri e le sue congetture, produce un cambiamento di stile, mettendo bene in mostra la problematicità di una personalità malata (soggetto DDI), succube di una "voce" che lo comanda, indicandogli come comportarsi. Le parole del burattinaio sembrano risuonare nella mente del burattino Colasanti, mentre leggiamo il corsivo che le caratterizza.
Il ritmo del giallo è serrato dall'inizio alla fine, caratterizzato da dialoghi incisivi, diretti, un botta e risposta tra i vari personaggi che finisce col travolge il lettore, tenendolo agganciato alle pagine fino al colpo di scena finale.


INTERVISTA AGLI AUTORI
·         Come si scrive "a quattro mani"?
Cambiaso: Per scrivere a quattro mani occorre in primis avere una buona intesa e il desiderio forte di condividere un’avventura letteraria. Poi, giovano alcuni accorgimenti tecnici, e ogni coppia di autori credo abbia i propri. Nel nostro caso, ad esempio, è fondamentale il “bicameralismo perfetto”, come lo chiama Rino: ogni porzione di testo, scritta da uno dei due, viene rivista, ampliata, corretta, risistemata dall’altro, anche in più passaggi, fino a giungere a una versione approvata da entrambi che, a questo punto, somma in sé e mescola le caratteristiche dei due autori. È anche un ottimo metodo per amalgamare lo stile. Ovviamente, occorre avere fiducia nei suggerimenti del socio e si torna all’inizio, la buona intesa, a prova di discussioni...
Casazza: Vengo da una positiva esperienza, alcuni anni fa, di scrittura a due con un’amica scrittrice, Fiorella Borin, limitata però ad alcuni racconti. Con Daniele il discorso è ben diverso: ridendo e scherzando, abbiamo pubblicato insieme quattro romanzi (e un racconto, per la precisione) per un totale di più di un milione e mezzo di caratteri!!! Siamo sempre andati d’accordo.

·         Chi di voi due ha avuto l'idea di scrivere un "giallo storico"?
Cambiaso: Per quanto mi riguarda, il “giallo storico” appartiene profondamente al mio DNA, anche come lettore. Il mio primo romanzo è stato un giallo storico ambientato nel 1931, “Ombre sul Rex”, con Rino ho poi scritto un romanzo interamente ambientato nella Genova della Seconda guerra mondiale, “Nora, una donna”, e lo stesso romanzo per ragazzi scritto insieme, “Lara e il diario nascosto”, contiene elementi storici. Rino è più poliedrico come spettro di scrittura, però credo sia una passione comune, per cui è stata una scelta condivisa di buon grado.
Casazza: Daniele è un grande appassionato di giallo, e più in generale di narrativa a sfondo storico, con particolare riguardo agli anni Trenta e Quaranta del '900. Prima di incontrarci io avevo scritto alcuni “apocrifi”, ambientati nei primi anni del '900, che vedevano come protagonista Auguste Dupin, l’investigatore creato da Allan Poe. Ci siamo conosciuti su Messenger. Lui mi ha contattato dopo aver letto alcuni miei post in rete sui delitti del Mostro di Sarzana, vicenda di suo interesse perché svoltasi dal '37 al '39. Io avevo da tempo in mente il progetto per un romanzo basato su un “copycat” contemporaneo di William Vizzardelli, appunto il Mostro di Sarzana, così gli ho proposto di scriverlo insieme. Lui ha detto di sì, semplicemente, e l’avventura è iniziata e proseguita sempre in modo sorprendentemente liscio.

·         Perché proprio il mostro di Sarzana?
Cambiaso: Credo che su questo Rino, che è sarzanese, abbia da offrire un’ampia e articolata risposta. Per quanto mi riguarda, Vizzardelli rappresenta un personaggio di grande interesse perché in piena epoca fascista, vale a dire nell’età mitica delle “porte aperte”, un ragazzino è stato in grado di tenere in scacco le forze di polizia realizzando crimini di straordinaria ferocia. Interesse storico, dunque, ma anche sociologico.
Casazza: Sono nato a Sarzana, e quella storia la conosco bene. Daniele, come già detto, è un appassionato di crimini avvenuti in epoca fascista.

·         Che professione svolgete nella vita?
Cambiaso: Sono docente di materie letterarie nella scuola secondaria di primo grado. Detta così, suona altisonante... insomma, insegno Lettere alle medie, va meglio? Da quindici anni svolgo la mia professione in una scuola dell’entroterra ligure, in Valpolcevera, dove ormai mi sento veramente a casa. È un lavoro faticoso, stimolante, appagante al tempo stesso. Da ragazzo sognavo di fare il cronista di nera, adesso non cambierei il mio lavoro per nulla al mondo. Per il versante “crime”, ci sono sempre i romanzi, no?
Casazza: Mi occupo di organizzazione del personale al Teatro alla Scala.

·         Che valenza ha per voi la scrittura? È una passione condivisa oppure un secondo lavoro?
Cambiaso: Per me è passione, sfogo, opportunità di conoscere e di crescere. Non potrei mai viverla come un lavoro tout court, anche se è vero che contiene degli aspetti diciamo così “professionali” di cui bisogna tenere conto e con cui occorre misurarsi. Non sempre questi aspetti sono facili da gestire, però resta il fascino di un’attività che, per me, resta sinonimo di libertà.
Casazza: Di lavoro, per la scrittura, non parlerei mai, secondo la nota opinione di Stephen King. Passione condivisa mi sembra un’ottima definizione.

·         Come è nata la vostra collaborazione?
Cambiaso: La nostra collaborazione è nata proprio in relazione al caso Vizzardelli. Avevo letto sul web una vecchia intervista di Rino, che all’epoca conoscevo solo di nome come autore, in cui parlava di un romanzo sul mostro di Sarzana al quale stava lavorando. C’era anche un indirizzo e-mail, l’ho contattato per sapere se nel frattempo quel romanzo avesse visto la luce, perché l’avrei letto con interesse. Il libro era ancora in lavorazione, a quel punto ne è nato uno scambio di mail dal quale poi è scaturita la proposta di collaborazione per concluderlo insieme. Mi è sembrata un’idea molto stimolante ed è nato così “La logica del burattinaio”. C’è da aggiungere che abbiamo scritto quasi due romanzi senza incontrarci di persona, comunicando sempre via mail, chat o telefono. Molti amici miei sostenevano che Rino non esistesse e la stessa cosa facevano gli amici di Rino, tra i quali il compianto Andrea G. Pinketts, che in una divertentissima presentazione, alla quale purtroppo non avevo potuto partecipare, mi ha trattato da “fantasma” per tutta la serata.
Casazza: A questa domanda ho già risposto, ma mi piace aggiungere che la nostra collaborazione è frutto di una felice coincidenza astrale. Come tutte le grandi amicizie.

·         Come procedete, quando stendete la storia? Vi dedicate a parti distinte o i vostri libri nascono da un lavoro in simbiosi?
Cambiaso: In genere ragioniamo sull’idea centrale, i personaggi, gli snodi narrativi principali, lasciandoci anche libertà, però, di modificare in corso d’opera, perché i personaggi e le storie posseggono una vita propria e a volte conducono l’autore là dove non avrebbe mai pensato di andare. Come ti dicevo prima, applichiamo poi il “bicameralismo perfetto” per amalgamare ogni parte e far diventare il testo perfettamente unitario. 
Casazza: Credo che Daniele risponderà allo stesso modo. Usiamo il metodo del bicameralismo perfetto. Ognuno si impegna a fare la prima stesura di una parte della storia. Quando ha finito, la spedisce all’altro. Se l’approva senza correzioni, è fatta. Altrimenti ogni correzione deve essere approvata dall’altro, e così via, finché non si arriva ad una versione condivisa.

·         Quali i vostri progetti futuri?
Cambiaso: Da un anno abbiamo consegnato agli editori un romanzo ambientato nella Bergamo del 1944 che spero possa vedere la luce quanto prima, anche perché sarebbe la prima avventura di un personaggio che ci piacerebbe rendere seriale. Stiamo inoltre pensando a un nuovo romanzo per ragazzi e poi, chissà. Nel frattempo, ho anche scritto un noir con Sabrina De Bastiani, anch’esso in attesa di collocazione. Per i progetti molto dipende, come vedi, dalla risposta degli editori e, dopo, dei lettori, ovviamente. Speriamo bene!
Casazza: Sempre tanti ma, per scaramanzia, preferirei sorvolare!


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