domenica 12 ottobre 2014

IL MONDO E' BELLO PERCHE' E' VARIO?

        
Come mai questa riflessione dal titolo che rievoca un vecchio detto? Per dare voce ai miei pensieri, per condividerli con chi lo volesse, ma soprattutto con i miei ragazzi, in particolar modo quelli più grandi, di terza, che mi fanno molte domande su quanto sta accadendo nel mondo. Anche i più piccoli (prima media) hanno domande che esigono risposte. Domande diverse, inerenti argomenti diversi, di attualità, meno complessi, magari, più alla loro portata, ma pur sempre domande urgenti. E, come educatrice, prima che come insegnante (poiché sono convinta che la prima missione di un docente sia EDUCARE, nel senso di AIUTARE I PROPRI ALUNNI A CRESCERE), ritengo doveroso, da parte mia, ASCOLTARE le loro richieste e RISPONDERE. Ma non voglio limitarmi alla risposta, voglio aprire la discussione, a costo di perdere un'ora di lezione, perché parlare di certe cose che riguardano la vita di noi esseri umani è, a mio avviso, molto più istruttivo che spiegare una regola grammaticale o un capitolo di storia o di geografia, che possono aspettare, di fronte all'animo umano che scalpita. Le domande intrinseche dell'uomo sul senso, sul significato di quello che riguarda se stesso o il mondo o la vita sono, a mio giudizio, molto più importanti.  
              
Parto dall'argomento meno complesso: IL BULLISMO e la VIOLENZA sulla persona. Mi sto riferendo all'episodio di Napoli, di quel ragazzino seviziato da un ventiquattrenne che gli ha perforato parte dell'intestino con un compressore ad aria. I ragazzi di classe prima mi hanno chiesto perché. Parliamone, ragazzi, sì parliamone! E ne abbiamo parlato per un'ora intera e i loro animi erano così accesi e infuocati, che è stato difficile controllare la classe e disciplinare la successione delle domande e degli interventi. E così si è aperto tutto il discorso sul bullismo e sul rispetto per il prossimo.
RISPETTO, ragazzi, perché è proprio quello che manca e che dobbiamo imparare sin da piccoli e sin dalle piccole cose.     
La notizia ha sconvolto anche me, mi ha lasciato dentro un senso di rabbia e  di stordimento, di incredulità, di desiderio di giustizia, di solidarietà per la famiglia del quattordicenne violato e di rabbia e voglia di esplodere contro il violentatore e la madre dello stesso, che piangeva davanti alle telecamere, sostenendo che il figlio non voleva fare del male al ragazzo, che si era trattato solo di un gioco. Di un gioco??? Ma come? Quella è stata VIOLENZA ALLO STATO PURO: FISICA, VERBALE E PSICHICA!!! E poi leggo sul giornale che il ventiquattrenne è addirittura padre di due bambini. E la notizia mi lascia ancor più sconvolta! Da che cosa dipenda il gesto di questo giovane "padre", lo lascio agli esperti, io posso solo ipotizzare che, a suo tempo, non abbia ricevuto un'educazione adeguata dalla famiglia (che è la PRIMA educatrice dell'individuo) su quello che è il RISPETTO DELLA VITA E DEGLI ALTRI. Come la madre della vittima, nemmeno io ritengo esistano scuse sufficienti a riparare il danno, e l'imputazione di violenza sessuale resta, insieme a quella di tentato omicidio. Pensiamo che, superato il danno fisico, questo ragazzo si porterà dietro per tutta la vita il danno psicologico e morale che nessuna scusa potrà mai risarcire.
Impariamo, allora, ad avere rispetto degli altri, come dicevo, a partire da piccoli e dalle piccole cose. Anche a scuola, ragazzi! Perché, ad esempio, parlare sopra a un compagno che già sta parlando, perché prevaricare gli altri con la prepotenza? Ci sono spazio e tempo per tutti: impariamo a controllarci e a gestirci nel nostro piccolo! Perché compiere atti di bullismo verbale o fisico contro un compagno? Ce n'è davvero bisogno? Vedo un ragazzo grasso e lo prendo in giro, uno che si veste in un certo modo e lo prendo in giro, mi diverto a intimidire chi è più debole di me, "gioco" a provocare qualcuno, minaccio qualcun altro di darmi la sua merenda, se no lo aspetto fuori da scuola. NO!!! NON E' COSI' CHE MI DEVO COMPORTARE! Dalle piccole cose nascono grandi guerre, perché i soprusi generano desiderio di vendetta, di rivalsa e una sciocchezza può degenerare in tragedia! E, allora, poniamoci SEMPRE nei panni dell'altro, di quello che abbiamo davanti, e domandiamoci: sarei contento se lui mi trattasse come lo tratto io?  
E se invece siamo le vittime del bullismo, denunciamolo! A chi? Avete a disposizione le figure adulte di riferimento: genitori, insegnanti, preside. Fatelo! Non sbrigatevela da soli: gli adulti hanno il potere e il dovere di aiutarvi. Detto questo, vi rimando a un lavoro sul bullismo che ho svolto con una delle mie classi in passato e che potete trovare in internet cliccando qui (per tornare al presente articolo, clic su freccia TORNA INDIETRO in alto a sinistra).

E vengo ora al secondo argomento, quello complesso e delicato. Lo dico in una sola parola: ISIS. Sembra quasi la sigla di una scuola: Istituto Secondario di Istruzione Scolastica. Sarebbe meglio che fosse così, invece, purtroppo è tutta un'altra cosa.     
<<Che cosa ne pensa dell'ISIS, prof?>>, mi chiede un alunno di terza.    
Lo devo dire? Si tratta di una questione calda. E' bene che io mi esprima? Sì! Lo è, accidenti se lo è! E ne parliamo per un'ora e discutiamo di notizie ascoltate al telegiornale, di articoli letti sui quotidiani; qualcuno parla di articoli apparsi in Facebook, io faccio spesso riferimento al blog di Nino Fezza (per tornare all'articolo, clic su freccia TORNA INDIETRO, in alto a sinistra).
C'è chi sa, chi è informatissimo (sicuramente ne discutono in famiglia), chi sa poco e chi non sa proprio nulla. E ne parliamo insieme. Io cerco di dare loro le informazioni, facendo riferimenti storico-geografici dell'area calda, poi ognuno dice la propria. Li lascio liberi di esprimersi, di inorridirsi, di scandalizzarsi, di sconvolgersi, di arrabbiarsi, di proporre soluzioni (perché c'è anche chi ci prova a trovare una soluzione al problema, in modo semplice, adeguato alla giovane età), poi intervengo a dire la mia, a disciplinare gli estremismi.       
E ora, soffermiamoci su quest'ultima parola: ESTREMISMI.     
E' una parola importante, fondamentale. E' dagli estremismi che sono partite le guerre, sin dai tempi antichi. Ma, se vogliamo stare ancorati a una storia recente, di cui i vostri nonni o bisnonni sono stati testimoni, vi rimando alla storia che studieremo tra poco: fascismo, nazismo, stalinismo, Prima e Seconda Guerra Mondiale; rivoluzioni nel mondo, dalla Russia alla Cina; guerre: Vietnam, Corea, crisi di Cuba, conflitto arabo-israeliano...
L'ISIS sta combattendo una guerra estrema contro quello che ritiene essere il nemico: il mondo occidentale. E' nato come organizzazione terroristica e si è allargato a macchia d'olio, conquistando proseliti alla propria causa e conquistando anche territori nell'area siriano-irachena, divenendo un vero e proprio stato. E non si ferma. I guerriglieri non hanno paura di morire, perché combattono una guerra religiosa, perché hanno un credo potente che li rende potenti, perché sono convinti che la vera vita sia nell'aldilà dove chi ha combattuto su questa terra per la causa islamica, avrà il paradiso garantito. Ci credono, ci credono fermamente e in  nome di questa fede sono pronti a tutto. Sono popoli poveri, quelli del Medio Oriente: che cosa hanno da perdere? Ci odiano, perché siamo un mondo ricco, che in nome della propria forza economica, da sempre, ha sfruttato e sfrutta le popolazioni povere del Terzo e del Quarto Mondo. Odiano la nostra arroganza, la nostra presunta superiorità, il nostro benessere, la società dei consumi che rappresentiamo, mentre altrove si muore di fame e si combatte una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Odiano lo squilibrio del mondo. E, in effetti, il mondo è squilibrato. Pensiamoci! Chi ha troppo e chi nulla, chi spreca le risorse (tanto ne ha in abbondanza) e chi non ne ha e muore per questo.     
Abbiamo appena studiato il capitolo sulle potenze europee che nel primo Novecento hanno colonizzato l'Africa, spartendosela come se fosse una torta da fare a fette: una fetta a te, una fetta a me. I popoli europei hanno sfruttato le ricchezze del continente africano che, studieremo in geografia, è ricco di risorse. Ricco! Vi sembra strano, vero? Eppure è così. Gli europei hanno colonizzato le regioni africane, ne hanno usurpato le ricchezze, hanno imposto la monocoltura, impoverendo il terreno (eppure nel medioevo avevano ideato la rotazione triennale con la varietà delle coltivazioni e una parte del terreno a maggese!), hanno ridotto in schiavitù le popolazioni, hanno diviso arbitrariamente le etnie, tracciando confini politici a tavolino, dividendo etnie uguali e mettendone insieme di diverse. Siamo stati noi a creare il caos! Eh, già, proprio così! Abbiamo imposto il nostro dominio, sfruttando quelle regioni per i nostri interessi economici, ci siamo arricchiti, lasciando quei popoli nella miseria, poi, con la decolonizzazione, sono cominciate le guerre per l'indipendenza e guerre interne ai vari stati africani, colpi di stato di capi militari, di eserciti, per prendere quel potere che non avevano mai avuto e le diverse etnie che noi avevamo mescolato si sono scontrate.
Questi gli antefatti.     
Con questo, non voglio giustificare quello che stanno facendo, voglio solo farvi capire alcune cose. Prima tra tutte, che il mondo vive di forti squilibri e questi squilibri sono la causa vera delle guerre attuali. Squilibri e ingiustizie che hanno alimentato l'odio di popoli verso altri popoli.       
Ho visto l'altra sera in TV un servizio su Sky intitolato "Dentro l'ISIS", servizio propagandistico realizzato dai terroristi per perorare la propria causa. Terribile, ma molto istruttivo. Ho visto un filmato trasmesso, dal programma "Virus", in cui si mostravano le atrocità compiute dai terroristi, che sparavano a caso dall'auto in corsa alle persone per strada: una non era morta e l'hanno finita come una vera esecuzione. Al grido "Allah è grande", hanno fatto saltare in aria un uomo, legato alla dinamite. Ho letto di giovani adolescenti che si stanno suicidando in massa, perché cadute in mano all'ISIS e usate come schiave del sesso. Si impiccano col velo. Una guerrigliera curda si è uccisa, pur di non finire in mano all'ISIS... quante altre notizie potrei riportarvi!
Ho ascoltato le dichiarazioni dei miliziani del gruppo terroristico che sta addestrando i bambini all'uso delle armi e li sta indottrinando all'odio verso gli occidentali, ho visto la folla che faceva giuramento di fedeltà al capo religioso dell'ISIS, ragazzi di quattordici, quindici anni che si arruolano, perché vogliono combattere per quella che ritengono la loro causa, ma tra tutte le dichiarazioni, mi ha colpita quella di un terrorista che ha detto: <<Verremo a prendere le vostre donne e i vostri figli (rivolto al mondo occidentale) e faremo loro quello che voi avete fatto alle nostre donne e ai nostri figli>>. Lo ha detto serio, minaccioso, ma poi è scoppiato in lacrime sulla seconda parte della dichiarazione: faremo loro quello che voi avete fatto alle nostre donne e ai nostri figli. Quello non era più il guerrigliero che parlava, ma l'uomo.    
Mi ha molto colpita. Ma ho pensato subito: che cosa abbiamo fatto noi alle loro donne e ai loro figli? VOI, NOI: questione di pronomi, parole che distinguono popoli, razze, religioni, civiltà diverse. IO non ho fatto niente. Ma QUALCUNO certamente deve aver fatto.   
Ecco... lo scontro,  le ingiustizie, le sopraffazioni hanno generato l'odio e l'odio ha generato la guerra. Chi è più forte vince, ma non sempre la forza è quella delle armi. Esiste anche la forza della fede, come stanno dimostrando gli islamici e, se uniamo le due forze (militare e religiosa), la miscela risulta pericolosa alla pari di una bomba atomica.      

Tornando al titolo, IL MONDO E' BELLO PERCHE' E' VARIO,  mi viene in mente una battuta che si sente spesso: IL MONDO E' BELLO PERCHE' E' AVARIATO.
A me viene solo da pensare: IL MONDO NON E' PIU' BELLO PERCHE' E' AVARIATO. E siamo stati noi esseri umani a ridurlo così. La colpa non è sua, tua, loro, nostra, vostra, mia: è di tutti. 
Troppi squilibri, troppa disuguaglianza. La parola magica, allora, potrebbe essere una sola: RISPETTO inteso come AMORE PER IL PROSSIMO. 

2 commenti:

  1. Molto interessante ed istruttivo. Fa pensare.
    Camilla C. 1E

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  2. Il senso del rispetto nella famiglia, nella classe, e in modo più ampio tra i popoli hanno lo stesso valore è importante guardare i fatti che accadono da tutti i punti di vista per poterne capire le motivazioni. Molto utile è il confronto,il poterne parlare per sensibilizzare le coscienze.
    Flora A.

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