lunedì 9 aprile 2012

A nanna dopo Carosello!


   Com'è cambiata la tivù, nell'arco di 30 anni! Beh, a pensarci bene, 30 anni sono davvero tanti e ne sono cambiate di cose, non solo la tivù!

Ho ancora ben presente quando CAROSELLO rappresentava per me, bambina degli anni '60, un momento decisivo della giornata. Lo attendevo con ansia, perché adoravo gli spot pubblicitari di allora, che venivano presentati sotto forma di veri e propri filmati.
A differenza di quelle attuali, le pubblicità di una volta duravano parecchi minuti e raccontavano vere e proprie storie. Oggi è tutto più concentrato e tante volte bastano le sole immagini a trasmettere messaggi. Ma allora... allora si imbastivano quasi dei telefilm a puntate per invitare all'acquisto di un prodotto. La tivù, poi era in bianco e nero, le scenografie spartane al massimo e non c'erano certo gli effetti speciali che ci sono adesso. Ricordo che una mia amica, per vedere le immagini a colori, posizionava, davanti allo schermo, una pellicola iridata. Fa sorridere, vero, ragazzi? Chissà che effetto vi farebbe essere proiettati indietro nel tempo e vivere un giorno, uno solo, come lo vivevano i bambini di allora?
 Vi voglio raccontare quella che era la mia giornata tipo, diciamo nel periodo della scuola elementare.
Tornata a casa, dopo le lezioni mattutine, pranzavo e poi subito i compiti, terminati i quali, potevo dedicarmi al gioco. Quello era il momento che mi piaceva di più: dedicarmi alle mie Barbie. Trascorrevo interi pomeriggi a giocare alla famigliola felice. La mia Barbie era sposata con un adorabile Ken, marito devoto e padre attento. Barbie e Ken avevano due bambini, un maschio e una femmina, gemelli, obbedienti e amorevoli. La loro casa era il tappeto della mia stanza, un grande tappeto giallo ocra, con cerchi marroni che io fingevo essere il mobilio. La scrivania sulla quale facevo in compiti, invece, rappresentava il salone di bellezza, con quel ripiano e i piccoli cassetti dove mettevo a sedere la bambole. Lì, le pettinavo e tingevo i capelli ad ognuna, servendomi dei pennarelli (la tinta rossa era la mia preferita, perché le Barbie erano tutte bionde a quei tempi).
Avevo pure creato la casa al lago. Per quella mi servivo del carrello porta-liquori che si trovava in salotto, ma, per giocarci, dovevo aspettare che la mamma uscisse a fare la spesa, perché non voleva assolutamente che lo toccassi. Appena lei usciva, spostavo tutte le bottiglie e al loro posto mettevo le bambole. Il carrello era bellissimo, in arte spagnola, tutto in legno intarsiato, con una "ringhierina" a tortiglione, che fungeva da parapetto della mia fantomatica casa. Immaginavo il lago di sotto (il tappeto viola e blu). La casa di villeggiatura era fantastica, a due piani ( i due ripiani del carrello, appunto): sotto la zona giorno, sopra la zona notte. Una volta, spostando i liquori, venni terribilmente attratta dall'etichetta di una bottiglia, quella dell'amaro PETRUS. Ripensando alla reclam nella quale la bottiglia tremava e chi beveva l'amaro pure, sentendosi scuotere dentro dalla forza della bevanda, provai l'impulso irrefrenabile di assaggiarla, per vedere l'effetto che avrebbe avuto su di me. Svitai il tappo con una certa eccitazione e mi portai il collo della bottiglia alle labbra: non scese nulla. Osservai il buco: era tappato da uno strano congegno di plastica trasparente, tipo quello delle bottiglie d'aceto. Provai a ruotarlo, per sbloccare il foro, e riportai la bottiglia alle labbra, ma... DISASTRO! Mi rovesciai addosso il liquore e annaffiai il prezioso tappeto della mamma. Presi a tossire come una tisica: perdinci, quant'era forte! E che odore!...
Ma torniamo a noi, altrimenti mi faccio prendere dai ricordi e non la finisco più di raccontare!
Dopo il gioco, verso le 18.00, iniziava il mio programma preferito: il telefilm di "Zorro". Ero innamorata persa dell'attore protagonista e, ai tempi dell'asilo, ero convinta che un giorno, da grande, avrei bucato lo schermo, sarei entrata nella televisione e sarei scappata con lui. Mia madre mi faceva cenare molto presto, alle 18.30, così, dopo cena, avrei avuto il tempo di giocare ancora un po', ripassare la lezione e andare finalmente A NANNA DOPO CAROSELLO.
 ...

Che ne dite? Pensate che vi sarebbe piaciuto vivere a quel tempo? Noi non avevamo il computer, non avevamo la play station, non avevamo il game boy, non avevamo nemmeno la possibilità di stare ore e ore davanti alla tivù, perché i programmi iniziavano tardi e finivano presto e c'era un solo canale RAI. Però avevamo tanta fantasia e ci bastava veramente poco per inventare un gioco ( quante corse ho fatto sulla mia spider verde, il cui sedile era la sdraio, il volante un coperchio di pentola e il cambio il mestolo della minestra!). Sapevamo cosa volesse dire l'attesa. Aspettavamo con ansia il Natale, per ricevere un gioco nuovo e ce ne bastavano veramente pochi, per essere felici. Eravamo meno bombardati di voi dalla pubblicità e dal consumismo e, sicuramente, avevamo più occasioni per parlare insieme ai nostri genitori e con gli amici di quante ne abbiate voi, perché eravamo più padroni di noi stessi e del nostro tempo.



Lau

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