Che silenzio,
questa mattina! Un silenzio strano… nessun rumore dalla strada. La sveglia è
appena suonata: le 8.00. Apro la finestra della cucina: nevica! Una neve
soffice, fitta, piccola e farinosa. La strada è già imbiancata.
…
Pomeriggio. Non
è smesso di nevicare nemmeno un istante. I fiocchi volteggiano nell’aria fitti
e turbinosi. Ultimo giorno di vacanza, prima del rientro, dopo la pausa del
Natale. Tanta neve, come non se ne vedeva da tempo. Decidiamo di uscire a fare
una camminata. Ci saranno almeno 30 centimetri! I passi sprofondano e la coltre
bianca arriva a metà polpaccio. Si avanza a fatica. Ci incamminiamo che sono le
tre del pomeriggio. Ci dirigiamo verso San Gallo: strada tutta in salita.
Pochissime le auto per strada. Ci avvisa del loro arrivo il rumore delle
catene.
A metà della
salita, prendiamo per il bosco e percorriamo un lungo tratto, circondati da una
galleria di rami appesantiti che fanno da volta, una volta che scopre, di
quando in quando, il bianco perlato del cielo, che sembra così vicino, che
basta allungare una mano per poterlo toccare.
Arriviamo al
pratone della Bicocca, al di là del quale si scorgono a fatica le prime case.
Il pratone!... Mi sovviene quand’ero una ragazzina di dodici anni… Ci venivo spesso
con le mie amiche, nei caldi giorni di primavera. Quattro ragazzine in jeans e
maglietta a mezze maniche, capelli lunghi e scarpe da ginnastica e tanta voglia
di libertà. E le nostre corse nell’erba alta, all’interno di quello spazio,
circoscritto dal filo spinato. Di quando in quando, si incontrava qualcuno,
solitamente un padrone col suo cane, proprio come oggi. E la gioia nel cuore,
la spensieratezza, l’odore dei fiori di campo e dell’aria cristallina della
primavera. Ci si rotolava nell’erba e si restava distese a guardare il cielo
lontano, sognando il futuro, quello che ci aspettava al di là di quel prato e
di quegli anni spensierati… E adesso il cielo è perlato e all’orizzonte non si
scorge il confine tra esso e la terra, gonfia, imbottita come un cuscino di
piume. Oltrepassiamo il prato e ci ritroviamo sulla strada, ma non passa
nessuno. Si ode il rumore di una pala che scava nella neve, raschiando
l’asfalto. Percorriamo tutta la via, fino ad arrivare in piazza, a
Sant’Ambrogio, la piazza Milite Ignoto. La attraversiamo e ci immettiamo sulla
via Sacro Monte. E anche qui un salto indietro nel tempo… Quella casa, le cui
finestre danno sulla piazzetta… Mi scopro a guardare verso l’alto, al primo
piano. E se i miei occhi si fermano lì, impossibilitati a procedere oltre, il
mio cuore attraversa quei vetri ed entra, senza chiedere permesso… Laura, ci
sei? Oh, sì, Laura è lì, seduta sul divano del suo salotto. Mi sta aspettando,
mentre ascolta l’LP di Edoardo Bennato, Buoni e cattivi. Ciao! Eccomi
qui! Che bello rivederti, amica degli anni passati! Non vedo l’ora di
raccontarti cosa mi è successo. Dai, sediamoci! No, andiamo di là in cucina,
che ci facciamo il caffè. Caffè con la panna, come piace a noi! E savoiardi al
cioccolato fondente, come piacciono a noi! Dai, dai racconta! Le hai le
sigarette? Sì, ma non possiamo fumare qui: c’è mia madre di sotto, potrebbe
salire e scoprirci. Allora usciamo! Sì, dai, dopo usciamo! Andiamo in Villa a
farci una slittata! Hai visto che neve? Dove? Nel prato di fronte alla vasca
dei pesci? Sì, sì, andiamo lì a slittare! E se ci becca Giovanni, il custode? E
chi se ne importa! Dai, facciamolo! Al massimo scappiamo! Dai, dai!!! Hai
finito i compiti per domani? Mi manca solo latino. A me matematica. Allora io
ti faccio copiare i miei di latino e tu i tuoi di matematica, così facciamo
prima. Il caffè brontola e il coperchio della caffettiera borbotta tintinnando,
con un lieve rumore metallico. Laura lo versa nella tazzina. Si apre la porta
dell’ingresso secondario: è suo padre, salito dal garage. Uhmm, che profumo di
caffè! Ce n’è una tazza anche per me? Certo! Vieni, papà, siediti con noi!
Certo, Signor Mario, si sieda con noi! Che fate, ragazze? Avete intenzione di
stare in casa o uscite? Vogliamo andare a slittare in Villa Toeplitz. Ah,
ottima idea!
L’aroma del
caffè ha pervaso la cucina.
Non fate tardi,
mi raccomando! E non prendete freddo! Va bene, papà! Va bene, Signore, stia
tranquillo! Divertitevi!
Indossiamo
guanti e giacca a vento e usciamo, trascinando la slitta.
Il mio cuore è
uscito dalla casa ed è tornato da me.
Senza
accorgermene, siamo già arrivati dietro l’oratorio di Sant’Ambrogio. Non sento
il freddo, come invece accade di solito: i ricordi mi hanno scaldata. Via
Lazzaro Papi… in fondo si staglia maestosa la vecchia villa nella quale, tanti
anni fa, ha vissuto la nonna Ines. La finestra ad oblò dell’ultimo piano guarda
sulla strada, adorna di tendine di pizzo bianco. Ci avviciniamo e imbocchiamo
la curva che conduce alla discesa di via Bossi. Un tuffo violento al cuore: il
cancello è aperto. Passiamo oltre, ma il mio sguardo varca la soglia. Oddio, il
portone d’ingresso è aperto! Fermati! Le scale… Voglio entrare. Nonna! Voglio
venire da te! Nonna… nonna mia… Ma il suo passo è veloce e non indugia. Lo
seguo. Un altro tratto di strada e imbocchiamo il sentiero nei boschi sotto
Velate, fino a sbucare ad Avigno. Una lunga camminata, poi la via del
ritorno. Ripercorriamo la stessa strada dell’andata e di nuovo passiamo davanti
alla casa della nonna: il portone è ancora aperto. E di nuovo la casa di Laura.
Laura, amica dei mie anni migliori, l’amicizia più lunga e sincera, quella che ha visto nascere i nostri sogni, le nostre speranze, i nostri progetti per il futuro! Avremmo dovuto vivere nella stessa casa, ricordi? Tu al piano di sopra e io di sotto, tu sposata al fotografo, io al garzone dell'idraulico, quello con il vespino verde. Quanto si è realizzato di tutti quei sogni, Laura mia? Quanto per te? E quanto per me? Ricordi la nostra adolescenza, trascorsa a raccontarci di noi? Che ne è stato di te? Quanto tempo è trascorso? Come starai? Come sarai? Avrai anche tu qualche capello bianco? Qualche ruga solcherà la tua fronte e contornerà i tuoi occhi, proprio come per me… Ti batterà ancora il cuore come una volta? Sarai felice oppure no? Chissà se hai dei figli…
Laura… che voglia di incontrarti ancora! Me lo offri un caffè, lo stesso di allora? Panna e niente zucchero? Oggi, sapessi, zucchero e niente panna! E i savoiardi? Non li mangio più. Ma ti ricordi quando andavamo a comprarli al bar del Gianni e li intingevamo nel caffè, aspettando che il cioccolato si sciogliesse, per poi leccare di gusto il biscotto? Quanta leggerezza nei nostri cuori allora! Lo ricordi anche tu? Mi pensi qualche volta o hai scordato la nostra amicizia?
Laura, amica dei mie anni migliori, l’amicizia più lunga e sincera, quella che ha visto nascere i nostri sogni, le nostre speranze, i nostri progetti per il futuro! Avremmo dovuto vivere nella stessa casa, ricordi? Tu al piano di sopra e io di sotto, tu sposata al fotografo, io al garzone dell'idraulico, quello con il vespino verde. Quanto si è realizzato di tutti quei sogni, Laura mia? Quanto per te? E quanto per me? Ricordi la nostra adolescenza, trascorsa a raccontarci di noi? Che ne è stato di te? Quanto tempo è trascorso? Come starai? Come sarai? Avrai anche tu qualche capello bianco? Qualche ruga solcherà la tua fronte e contornerà i tuoi occhi, proprio come per me… Ti batterà ancora il cuore come una volta? Sarai felice oppure no? Chissà se hai dei figli…
Laura… che voglia di incontrarti ancora! Me lo offri un caffè, lo stesso di allora? Panna e niente zucchero? Oggi, sapessi, zucchero e niente panna! E i savoiardi? Non li mangio più. Ma ti ricordi quando andavamo a comprarli al bar del Gianni e li intingevamo nel caffè, aspettando che il cioccolato si sciogliesse, per poi leccare di gusto il biscotto? Quanta leggerezza nei nostri cuori allora! Lo ricordi anche tu? Mi pensi qualche volta o hai scordato la nostra amicizia?
Come vorrei che
incontrassi questa mia lettera! Magari navigando nei siti… e poi… E poi.
Ti abbraccio
forte, amica degli anni più belli! Spero tu sia felice.
Col cuore di un
tempo
Tua Laura
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