26 NOVEMBRE 2010
Che bello
scrivere racconti!
Queste sono le parole che si leggono dipinte sul sorriso di Baccalario, mentre parla con i ragazzi e narra loro, col suo personalissimo stile tra il comico, il serio e l’ironico, come è diventato scrittore. E i ragazzi stanno ad ascoltare affascinati e divertiti.
Baccalario è uno scrittore di 36 anni, ormai navigato nell’arte della narrazione, in quanto ha pubblicato oltre trenta romanzi. Si è specializzato nella letteratura per ragazzi, genere fantasy.
Le domande sono tante, le mani in sala si alzano una dopo l’altra.
Anch’io avrei tante cose da chiedere, ma non ce n’è il tempo e l’autore preferisce dare spazio alle curiosità dei ragazzi che non a quella degli insegnanti. Purtroppo…
Una come me, che ama scrivere, che a 8 anni ha scritto il suo primo libro giallo, che conserva ancora nella vecchia soffitta tutte le bozze dei racconti e dei romanzetti scritti anni e anni fa!
Scrivere è una PASSIONE e, come tutte le passioni, travolge, trascina, sconvolge.
Sentire Baccalario parlare di come è nata in lui questa passione mi riporta indietro nel tempo, un tempo remoto, quando ero solo una bambina, ma mi divertivo a giocare con la fantasia e ad inventare storie. E’ nata così anche per me e l’ho coltivata negli anni, fino a che altre cose hanno preso il sopravvento e ho smesso di raccontare storie. Non però di scrivere. Ho scelto qualcosa di meno impegnativo, per così dire. Già, perché scrivere romanzi occupa molto tempo. Lo stesso Baccalario racconta che, ad un certo punto della sua vita, si è trovato a scegliere tra la professione di avvocato, che già svolgeva, da laureato in giurisprudenza, e la passione dello scrivere. Ha scelto di seguire la passione.
“Mi chiedete come ho iniziato?” Baccalario abbassa lo sguardo verso il microfono e sembra fare un viaggio a ritroso nel tempo, lo sguardo rivolto al passato.
“Durante le ore di una materia molto noiosa, che in questo momento non è simpatico dire, visto che ci sono le vostre insegnanti, mi divertivo a scrivere racconti e la mia professoressa pensava – Guarda quant’è bravo! Guarda quanti appunti prende!- Invece io scrivevo storie, che poi facevo leggere alla mia compagna di banco. Il bello era che ogni racconto finiva sempre con un finale aperto. Scrivevo tra parentesi (continua). Così la tenevo con il fiato sospeso, con la curiosità di scoprire che cosa sarebbe successo in seguito. In poco tempo, i miei racconti hanno fatto il giro della classe e poi della scuola. I ragazzi mi fermavano nei corridoi e mi chiedevano – E poi? Che cosa succede? -. Così ho capito che venivano letti e apprezzati.”.
Baccalario racconta di aver scritto il suo primo romanzo importante, “La strada del guerriero” a soli 20 anni. Aveva partecipato ad un concorso, in cui c’erano in palio 25 milioni di lire. E aveva vinto, sorprendendo la giuria, perché si aspettavano che l’avesse scritto un filosofo ultrasessantenne. Invece era solo un ragazzo. Lo aveva presentato sotto falso nome, scegliendo di chiamarsi come il suo vicino di casa, uno straniero, perché il proprio non gli piaceva e non gli sembrava ad effetto. Da quel momento, Baccalario ha continuato a scrivere, usando altri nomi (Ulysses Moore) o anagrammando il proprio (Ciro Bacala). Solo alcuni romanzi riportano il suo vero nome.
Baccalario domanda che cosa attiri l’attenzione, al momento della scelta di un libro, e c’è chi risponde la dimensione del volume, chi la copertina (ma l’autore mostra che, spesso, la copertina, in realtà, è una sopracopertina e, sotto, la copertina vera è diversa, più brutta e si resta fregati!), chi la trama dietro, chi la recensione, chi il titolo. Solo uno dice: l’autore. Già, ma se l’autore non lo conosco? Risposte: Mi faccio consigliare da chi l’ha già letto.
“E come fai?”.
“Chiedo”.
“A chi chiedi, secondo quale criterio?”.
“Al mio migliore amico, a una bella ragazza…”.
“Ottima scelta! A una bella ragazza! Così se il libro ti piacerà avrai avuto occasione di conoscere una bella ragazza e se il libro non ti sarà piaciuto… avrai comunque conosciuto una bella ragazza!”.
Tutti ridono.
“Il nome dell’autore dev’essere un nome ad effetto, capito? Chi comprerebbe mai un libro scritto da Pierdomenico Baccalario?”
Risata generale.
“Vi do un consiglio, ragazzi… Quando dovete scegliere un libro, apritelo ad una pagina qualunque e iniziate a leggere. I libri sono fatti di parole. Quello che leggete vi piace? Allora compratelo!”
“Volete sapere se avete la stoffa dello scrittore?” Domanda ad un tratto. “Bene! Cominciate con lo scrivere 10 racconti di una facciata soltanto. Solo una facciata: non serve di più.”
Si sofferma ad osservare i visi dei ragazzi e gongola sulla sedia, nell’attesa di introdurre il seguito. Poi riprende: “Sapete che esiste un racconto perfetto di sole sei parole? Sì, solo sei! C’è dentro tutto, in quelle sei parole. Volete sapere quali sono?”.
Visi rapiti.
“L’ultimo uomo della terra sentì bussare.”.
Silenzio in sala.
“Sapete perché è un romanzo perfetto? Perché è già una storia. Ha un inizio, una fine e un punto di domanda che ci lascia sospesi: chi avrà bussato, se è l’ultimo uomo rimasto sulla terra?... Provate a rispondere voi! Coraggio!”
Si alzano numerose mani e le risposte sono molteplici: un lupo, Dio, la morte, la sua ombra, un alieno ecc…
“Vedete?” Dice lo scrittore, “State già scrivendo una storia voi stessi… Una volta, qualcuno ha dato una risposta logica: se era l’ultimo uomo rimasto sulla terra, avrà bussato una donna.
… Già, potrebbe essere anche così. Ma quello che conta è che ognuno di voi abbia dato la propria interpretazione, costruendo egli stesso un finale. Non c’è una risposta esatta a quella domanda: c’è tutta la vostra storia dietro!”.
A questo punto, lo scrittore dà una serie di suggerimenti su come scrivere una storia (utilissimi anche per scrivere temi!):
“DOVETE PRIMA PENSARE A QUELLO CHE SCEGLIETE DI SCRIVERE, PRENDERE APPUNTI, AVERE IN MENTE LA TRAMA E LA FINE; A VOLTE POTETE ANCHE PARTIRE DALLA FINE E COSTRUIRE DOPO LA STORIA. DOVETE STENDERE UNA SCALETTA.
“Volete vedere la bozza di una romanzo che ho in mente di scrivere da anni e che non ho ancora scritto?”
L’assenso è unanime.
Baccalario estrae dalla sua valigetta ventiquattrore un foglio enorme (carta da pacchi), lo spiega e mostra gli appunti presi nel tempo, tutti collegati tra loro nelle varie parti, tranne in una. La mostra: “Vedete qui? In questo punto manca un collegamento. Manca qualcosa perché la storia possa completarsi. Finché non avrò trovato quel qualcosa, non potrò dare vita a questa storia e non potrò scrivere il libro.”
Come insegnante di lettere, direi ai miei ragazzi: seguite sempre la coerenza e la coesione nella stesura di un testo! Tutte le parti devono essere collegate tra loro ed avere un senso, un filo conduttore, senza il quale la storia non può svolgersi.
Una voce si alza dal fondo della sala: “Scusi, ma le storie che racconta sono qualcosa che lei ha vissuto?”
Risposta: “Sì. No. Sì e no. Nel senso che prendono sempre spunto da qualcosa che mi è realmente successo, ma poi le rielaboro con la fantasia”.
Ci narra, allora, di quando era stato a Malcesine, in provincia di Verona, e un ragazzino gli si era avvicinato e gli aveva chiesto se avesse mai visto Villa Girasole, una casa che gira su se stessa. Baccalario inizialmente non aveva creduto alle parole del ragazzo, poi gli aveva chiesto di accompagnarcelo: la casa esisteva davvero! Era opera di un tale Ingegner Invernizzi, che l’aveva progettata nel 1920, su rotaie, di modo che potesse ruotare su se stessa, compiendo il giro in otto ore. Un po’ come essere su un treno. Da lì era nata l’idea di scrivere il romanzo “La casa degli specchi”.
Lo scrittore racconta poi di un episodio occorsogli da ragazzino, quando, arrampicandosi su di una parete rocciosa, che si ergeva sopra ad un laghetto, si era staccato uno spuntone di roccia ed era precipitato di sotto, rompendosi una spalla. In quel frangente, aveva pensato un sacco di cose. Le stesse si ritrovano in un suo libro, che narra di un episodio analogo, occorso ad un suo personaggio, anche se poi la storia evolve diversamente.
Baccalario conclude con l’invito a seguire le nostre passioni: “Avete una passione? Seguitela! Io ho seguito la mia.”.
Guarda un ragazzo in prima fila: “Tu, per esempio! A te che cosa piace fare?”.
“Andare in moto”. Risponde.
“Bene, allora se coltiverai questa passione, da grande forse diventerai un grande motociclista.”.
Queste sono le parole che si leggono dipinte sul sorriso di Baccalario, mentre parla con i ragazzi e narra loro, col suo personalissimo stile tra il comico, il serio e l’ironico, come è diventato scrittore. E i ragazzi stanno ad ascoltare affascinati e divertiti.
Baccalario è uno scrittore di 36 anni, ormai navigato nell’arte della narrazione, in quanto ha pubblicato oltre trenta romanzi. Si è specializzato nella letteratura per ragazzi, genere fantasy.
Le domande sono tante, le mani in sala si alzano una dopo l’altra.
Anch’io avrei tante cose da chiedere, ma non ce n’è il tempo e l’autore preferisce dare spazio alle curiosità dei ragazzi che non a quella degli insegnanti. Purtroppo…
Una come me, che ama scrivere, che a 8 anni ha scritto il suo primo libro giallo, che conserva ancora nella vecchia soffitta tutte le bozze dei racconti e dei romanzetti scritti anni e anni fa!
Scrivere è una PASSIONE e, come tutte le passioni, travolge, trascina, sconvolge.
Sentire Baccalario parlare di come è nata in lui questa passione mi riporta indietro nel tempo, un tempo remoto, quando ero solo una bambina, ma mi divertivo a giocare con la fantasia e ad inventare storie. E’ nata così anche per me e l’ho coltivata negli anni, fino a che altre cose hanno preso il sopravvento e ho smesso di raccontare storie. Non però di scrivere. Ho scelto qualcosa di meno impegnativo, per così dire. Già, perché scrivere romanzi occupa molto tempo. Lo stesso Baccalario racconta che, ad un certo punto della sua vita, si è trovato a scegliere tra la professione di avvocato, che già svolgeva, da laureato in giurisprudenza, e la passione dello scrivere. Ha scelto di seguire la passione.
“Mi chiedete come ho iniziato?” Baccalario abbassa lo sguardo verso il microfono e sembra fare un viaggio a ritroso nel tempo, lo sguardo rivolto al passato.
“Durante le ore di una materia molto noiosa, che in questo momento non è simpatico dire, visto che ci sono le vostre insegnanti, mi divertivo a scrivere racconti e la mia professoressa pensava – Guarda quant’è bravo! Guarda quanti appunti prende!- Invece io scrivevo storie, che poi facevo leggere alla mia compagna di banco. Il bello era che ogni racconto finiva sempre con un finale aperto. Scrivevo tra parentesi (continua). Così la tenevo con il fiato sospeso, con la curiosità di scoprire che cosa sarebbe successo in seguito. In poco tempo, i miei racconti hanno fatto il giro della classe e poi della scuola. I ragazzi mi fermavano nei corridoi e mi chiedevano – E poi? Che cosa succede? -. Così ho capito che venivano letti e apprezzati.”.
Baccalario racconta di aver scritto il suo primo romanzo importante, “La strada del guerriero” a soli 20 anni. Aveva partecipato ad un concorso, in cui c’erano in palio 25 milioni di lire. E aveva vinto, sorprendendo la giuria, perché si aspettavano che l’avesse scritto un filosofo ultrasessantenne. Invece era solo un ragazzo. Lo aveva presentato sotto falso nome, scegliendo di chiamarsi come il suo vicino di casa, uno straniero, perché il proprio non gli piaceva e non gli sembrava ad effetto. Da quel momento, Baccalario ha continuato a scrivere, usando altri nomi (Ulysses Moore) o anagrammando il proprio (Ciro Bacala). Solo alcuni romanzi riportano il suo vero nome.
Baccalario domanda che cosa attiri l’attenzione, al momento della scelta di un libro, e c’è chi risponde la dimensione del volume, chi la copertina (ma l’autore mostra che, spesso, la copertina, in realtà, è una sopracopertina e, sotto, la copertina vera è diversa, più brutta e si resta fregati!), chi la trama dietro, chi la recensione, chi il titolo. Solo uno dice: l’autore. Già, ma se l’autore non lo conosco? Risposte: Mi faccio consigliare da chi l’ha già letto.
“E come fai?”.
“Chiedo”.
“A chi chiedi, secondo quale criterio?”.
“Al mio migliore amico, a una bella ragazza…”.
“Ottima scelta! A una bella ragazza! Così se il libro ti piacerà avrai avuto occasione di conoscere una bella ragazza e se il libro non ti sarà piaciuto… avrai comunque conosciuto una bella ragazza!”.
Tutti ridono.
“Il nome dell’autore dev’essere un nome ad effetto, capito? Chi comprerebbe mai un libro scritto da Pierdomenico Baccalario?”
Risata generale.
“Vi do un consiglio, ragazzi… Quando dovete scegliere un libro, apritelo ad una pagina qualunque e iniziate a leggere. I libri sono fatti di parole. Quello che leggete vi piace? Allora compratelo!”
“Volete sapere se avete la stoffa dello scrittore?” Domanda ad un tratto. “Bene! Cominciate con lo scrivere 10 racconti di una facciata soltanto. Solo una facciata: non serve di più.”
Si sofferma ad osservare i visi dei ragazzi e gongola sulla sedia, nell’attesa di introdurre il seguito. Poi riprende: “Sapete che esiste un racconto perfetto di sole sei parole? Sì, solo sei! C’è dentro tutto, in quelle sei parole. Volete sapere quali sono?”.
Visi rapiti.
“L’ultimo uomo della terra sentì bussare.”.
Silenzio in sala.
“Sapete perché è un romanzo perfetto? Perché è già una storia. Ha un inizio, una fine e un punto di domanda che ci lascia sospesi: chi avrà bussato, se è l’ultimo uomo rimasto sulla terra?... Provate a rispondere voi! Coraggio!”
Si alzano numerose mani e le risposte sono molteplici: un lupo, Dio, la morte, la sua ombra, un alieno ecc…
“Vedete?” Dice lo scrittore, “State già scrivendo una storia voi stessi… Una volta, qualcuno ha dato una risposta logica: se era l’ultimo uomo rimasto sulla terra, avrà bussato una donna.
… Già, potrebbe essere anche così. Ma quello che conta è che ognuno di voi abbia dato la propria interpretazione, costruendo egli stesso un finale. Non c’è una risposta esatta a quella domanda: c’è tutta la vostra storia dietro!”.
A questo punto, lo scrittore dà una serie di suggerimenti su come scrivere una storia (utilissimi anche per scrivere temi!):
“DOVETE PRIMA PENSARE A QUELLO CHE SCEGLIETE DI SCRIVERE, PRENDERE APPUNTI, AVERE IN MENTE LA TRAMA E LA FINE; A VOLTE POTETE ANCHE PARTIRE DALLA FINE E COSTRUIRE DOPO LA STORIA. DOVETE STENDERE UNA SCALETTA.
“Volete vedere la bozza di una romanzo che ho in mente di scrivere da anni e che non ho ancora scritto?”
L’assenso è unanime.
Baccalario estrae dalla sua valigetta ventiquattrore un foglio enorme (carta da pacchi), lo spiega e mostra gli appunti presi nel tempo, tutti collegati tra loro nelle varie parti, tranne in una. La mostra: “Vedete qui? In questo punto manca un collegamento. Manca qualcosa perché la storia possa completarsi. Finché non avrò trovato quel qualcosa, non potrò dare vita a questa storia e non potrò scrivere il libro.”
Come insegnante di lettere, direi ai miei ragazzi: seguite sempre la coerenza e la coesione nella stesura di un testo! Tutte le parti devono essere collegate tra loro ed avere un senso, un filo conduttore, senza il quale la storia non può svolgersi.
Una voce si alza dal fondo della sala: “Scusi, ma le storie che racconta sono qualcosa che lei ha vissuto?”
Risposta: “Sì. No. Sì e no. Nel senso che prendono sempre spunto da qualcosa che mi è realmente successo, ma poi le rielaboro con la fantasia”.
Ci narra, allora, di quando era stato a Malcesine, in provincia di Verona, e un ragazzino gli si era avvicinato e gli aveva chiesto se avesse mai visto Villa Girasole, una casa che gira su se stessa. Baccalario inizialmente non aveva creduto alle parole del ragazzo, poi gli aveva chiesto di accompagnarcelo: la casa esisteva davvero! Era opera di un tale Ingegner Invernizzi, che l’aveva progettata nel 1920, su rotaie, di modo che potesse ruotare su se stessa, compiendo il giro in otto ore. Un po’ come essere su un treno. Da lì era nata l’idea di scrivere il romanzo “La casa degli specchi”.
Lo scrittore racconta poi di un episodio occorsogli da ragazzino, quando, arrampicandosi su di una parete rocciosa, che si ergeva sopra ad un laghetto, si era staccato uno spuntone di roccia ed era precipitato di sotto, rompendosi una spalla. In quel frangente, aveva pensato un sacco di cose. Le stesse si ritrovano in un suo libro, che narra di un episodio analogo, occorso ad un suo personaggio, anche se poi la storia evolve diversamente.
Baccalario conclude con l’invito a seguire le nostre passioni: “Avete una passione? Seguitela! Io ho seguito la mia.”.
Guarda un ragazzo in prima fila: “Tu, per esempio! A te che cosa piace fare?”.
“Andare in moto”. Risponde.
“Bene, allora se coltiverai questa passione, da grande forse diventerai un grande motociclista.”.
L’incontro
con Baccalario è stato sicuramente un incontro istruttivo e un momento
importante per i ragazzi, perché hanno avuto l’opportunità di seguire da vicino
una realtà, di scoprire come possa nascere una passione, come si possa scoprire
e coltivare un talento, come uno scrittore famoso oggi sia stato un bambino
come loro ieri.
Come insegnante e come persona, mi auguro che questa lezione diversa, svoltasi non sui banchi di scuola, ma nella sala di un teatro, davanti ad un uomo che ha messo a disposizione il suo tempo per raccontarci di sé e della propria passione, sia servita a farvi comprendere quanto sia importante scoprire quello che c’è dentro ognuno di voi, per dar voce a questo qualcosa, perché è importante per la vostra vita! Guardatevi dentro, ragazzi, e scoprite chi siete e che cosa valete e poi lasciate che quello che siete cresca e diventi visibile al mondo!
Come insegnante e come persona, mi auguro che questa lezione diversa, svoltasi non sui banchi di scuola, ma nella sala di un teatro, davanti ad un uomo che ha messo a disposizione il suo tempo per raccontarci di sé e della propria passione, sia servita a farvi comprendere quanto sia importante scoprire quello che c’è dentro ognuno di voi, per dar voce a questo qualcosa, perché è importante per la vostra vita! Guardatevi dentro, ragazzi, e scoprite chi siete e che cosa valete e poi lasciate che quello che siete cresca e diventi visibile al mondo!
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