Perché oggi i ragazzi hanno meno voglia di
studiare rispetto a un tempo? Ed è poi vero che i ragazzi di una volta
studiavano di più? Che cosa è cambiato?
E’ una riflessione, questa, che nasce dal ruolo di
insegnante, che mi trovo a svolgere orami da diversi anni.
Analizzo la situazione dal mio punto di
vista: ricordo che la prima cosa che facevo, dopo aver pranzato, era
iniziare a studiare e che non mi alzavo dalla sedia finché non avevo
finito, perché sapevo (lo sapevo dentro di me, in maniera totalmente
consapevole) che quello era il mio dovere. Solo a fine giornata mi
concedevo lo svago, fosse esso la TV o ascoltare musica o uscire con l’amica
del cuore.
Ma oggi noto un’inversione di tendenza in molti
giovani: prima si concedono gli svaghi (play station in pole position, TV, pc,
uscite con gli amici…) e solo dopo (se ce n’è rimasto il tempo) si dà spazio al
dovere.
E’ facile pensare che ai miei tempi c’erano meno
distrazioni rispetto ad oggi, ma non credo sia questo il punto: se uno è
motivato allo studio e ha consapevolezza del proprio ruolo, non pospone quelli
che sono i suoi doveri a quello che rappresenta invece il “piacere”.
Eppure oggi, nella maggior parte dei casi, succede
così. Perché, allora? Qual è la motivazione di questo comportamento? La colpa è
solo dei nostri ragazzi o forse dobbiamo ritenerci responsabili a nostra volta,
per non avere saputo inculcare loro il senso del dovere, che viene prima di
ogni altra cosa?
Le mamme che lavorano si sentono spesso rimproverare
dalle nonne di essere “madri assenti”, che non seguono i propri figli e le
vecchie generazioni adducono questa come motivazione: in sostanza, le madri
moderne non sarebbero in grado di trasmettere VALORI ai figli, perché non ci
sono mai. Ma è poi vero? Non sono esse piuttosto un esempio tangibile, una
sorta di incarnazione di quel principio del DOVERE? Lavorano fuori casa per
assolvere un dovere e lavorano in casa, perché è sempre loro dovere. Ma, forse,
tra i tanti doveri, tendono, sopraffatte dagli impegni, a trascurare il dovere
più importante: quello di essere madri prima di tutto. Già, perché è proprio
sulle donne (checché se ne dica) che ricade sempre la responsabilità
dell’educare e del crescere i figli, da che mondo è mondo, quasi che il padre
non avesse altri obblighi verso di loro, se non quello di provvedere al
mantenimento economico. E allora le mamme si sentono spesso rinfacciare
che è colpa loro se i figli non studiano e vanno male a scuola, se non crescono
bene, se mancano di principi, ecc…ecc…
Certo è che il mondo è radicalmente cambiato,
rispetto a diversi anni fa. Il progresso ha fatto passi da gigante (pensiamo
alle scoperte in campo scientifico e tecnologico), ma tutto questo progresso ha
“ucciso” valori determinanti dell’uomo, come il rispetto della vita, il
rispetto del prossimo, del dover proprio ed altrui, anteponendo a tutto questo
la soddisfazione immediata dei BISOGNI (primordiali e non), secondo la regola
del TUTTO E SUBITO, all’insegna della NON ACCETTAZIONE DELLE REGOLE e di tutto
ciò che richiede impegno e sacrificio.
E, allora, viene da pensare che forse aveva ragione
Giacomo Leopardi, quando inneggiava alla vita secondo natura, attaccando il
progresso, e fa riflettere la frase che recita SI STAVA MEGLIO, QUANDO SI STAVA
PEGGIO.
Laura Veroni
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