lunedì 9 aprile 2012

Sintesi delle conoscenze testuali e grammaticali



Per venire incontro ai miei studenti, ho approntato una sintesi delle conoscenze testuali e grammaticali, che dovrebbero aver conseguito al termine del 1° ciclo di istruzione.
Le informazioni contenute di seguito, ovviamente, non sono complete, ma essenziali.
Possono costituire un utile strumento di ripasso per tutti gli studenti che si troveranno ad affrontare la prova nazionale dell'Invalsi.

SINTESI DI CONOSCENZE TESTUALI E GRAMMATICALI DELLA LINGUA ITALIANA
CONOSCENZE TESTUALI

IL TESTO      
I testi hanno caratteristiche fondamentali: dal punto di vista del contenuto, trasmettono messaggi dotati di senso compiuto, anche se formulati con codici diversi; dal punto di vista della forma, si uniscono intorno a un argomento centrale e lo sviluppano organicamente dall’inizio alla fine. 
Un testo, per risultare accettabile, deve essere: completo: deve dare tutte le informazioni necessarie alla comunicazione tra emittente e  destinatario; unitariodeve essere sviluppato in tutte le sue parti, rispettando nell’esposizione rapporti logici e  cronologici; adeguato al destinatario e allo scopo che si intende raggiungere, attraverso l’uso di un linguaggio lessicalmente preciso e corretto nei suoi aspetti morfologici e sintattici.
Questi elementi, da soli, non ci permettono, però, di ottenere un testo efficace. Se volessimo solamente seguire le regole grammaticali, ci troveremmo di fronte a testi privi di significato. Oppure, ci potremmo trovare di fronte a testi grammaticalmente scorretti, che tuttavia riescono a comunicare qualcosa.    
Un testo, per essere comprensibile ed efficace, deve rispondere ad altri due criteri: la coerenza: rispetta l’idea centrale, la quale viene sviluppata senza contraddizioni, senza saltare da un argomento all’altro; la coesione: cioè il collegamento tra tutte le sue parti, realizzato per mezzo di particolari legami di tipo grammaticale. 
Perché un testo possa dirsi tale, queste proprietà devono essere tutte presenti.
Un testo può essere formato anche da sole immagini.
IL TESTO NARRATIVO:     
LA STRUTTURA: Il testo narrativo è un testo che racconta una storia, cioè una serie di avvenimenti riguardanti uno o più personaggi.        
Gli elementi essenziali di una storia: I personaggi, Le azioni, Lo spazio, Il tempo.

Tutti i testi narrativi, pur presentando caratteristiche proprie particolari, hanno una struttura simile articolata in tre parti: inizio, sviluppo, conclusione. L’inizio è un punto di partenza della storia narrata; per questo contiene informazioni sul protagonista, sull’ ambiente in cui vive, sull’epoca in cui si svolgono i fatti e soprattutto sulla situazione in cui egli si trova. Lo sviluppo della storia racconta le azioni del protagonista: di solito vengono narrati i tentativi che compie per raggiungere il suo scopo, gli ostacoli che deve affrontare, l’incontro con nuovi personaggi, ecc.  La conclusione presenta la situazione finale, in cui il protagonista raggiunge il suo scopo e risolve il suo problema oppure è costretto ad accettare il fallimento, un cambiamento in negativo…
L’ANALISI: Per capire come funziona un testo narrativo occorre: individuare le sequenze; distinguere la storia dell’intreccio; analizzare i personaggi e le azioni; analizzare il tempo e lo spazio; analizzare lo stile narrativo dell’autore.   
LE SEQUENZE: Ogni sequenza deve avere un’unità di contenuto, cioè sviluppare una porzione di storia che può considerarsi compiuta. I segnali che indicano il passaggio da una sequenza all’altra sono:   il cambiamento di luogo;  il cambiamento di tempo; l’entrata o l’uscita di scena di un personaggio;  l’inserimento di un nuovo tipo di narrazione. La divisione in sequenze non è mai rigida. Una sequenza può essere:  narrativa, descrittiva, riflessiva, dialogata.

LA STORIA E L’INTRECCIO: In alcuni testi, i fatti sono narrati in successione logico-temporale, cioè seguendo l’ordine in cui sono accaduti, dall’inizio alla fine. In altri, l’autore non rispetta l’ordine logico-temporale, ma racconta i fatti come preferisce, anticipando alcuni avvenimenti futuri o ricostruendo avvenimenti del passato. La semplice successione degli eventi in ordine cronologico si chiama storia o fabula; la ricostruzione fatta dall’autore si chiama intreccio. L’intreccio è l’elemento fondamentale per la costruzione dei gialli, dei thriller e dei racconti di suspense.         
I PERSONAGGI: I personaggi sono l’elemento più importante della storia. I rapporti che i personaggi stabiliscono tra loro, con gli oggetti e con gli ambienti, rappresentano la trama. In ogni testo narrativo, i personaggi sono divisi secondo l’importanza, il ruolo e la funzione. Possiamo distinguere tra: personaggi principali, che sono al centro della vicenda e che il narratore descrive in modo completo; personaggi secondari, che affiancano i primi nelle loro azioni e contribuiscono a modificare lo svolgimento della vicenda; comparse, che non hanno alcuna influenza sugli avvenimenti.        
In base al ruolo e alla funzione che i personaggi svolgono, possiamo distinguere: il protagonista, cioè il personaggio intorno a cui ruota la storia e l’autore descrive nell’aspetto, nel carattere, nelle abitudini, nei pensieri…; l’antagonista, cioè il “cattivo” di turno, che ostacola il protagonista.         
Gli altri personaggi sono spesso schierati dalla parte del protagonista o dell’antagonista; pertanto essi assumono il ruolo di : aiutanti, quando intervengono a favore del protagonista; oppositori, quando contrastano l’azione del protagonista.
LE AZIONI: Ciascun personaggio si caratterizza per com’è e per ciò che fa. Nella funzione narrativa si possono ricostruire svariate esperienze dell’uomo, che rappresentano azioni e situazioni. La maggior parte dei testi narrativi ha una struttura che si articola intorno ai seguenti punti: situazione iniziale; rottura dell’equilibrio iniziale; sviluppo della vicenda;  situazione finale. La narrazione copre uno spazio d’azione che va da una situazione iniziale a una situazione finale, descrivendo un processo di trasformazione. In queste modifiche c’è tutta la consistenza di un racconto.         
IL TEMPO: Le vicende di una storia si sviluppano in una certa successione, coprendo un tempo determinato. Per quanto riguarda l’epoca in cui si situa la vicenda, non ci sono problemi. Il periodo storico del racconto può essere indicato esplicitamente, oppure espresso in modo indefinito. Più attenzione richiede l’analisi del tempo interno della narrazione. Bisogna stabilire:  la durata della storia; il tempo verbale della narrazione; nella maggior parte, le storie vengono narrate al passato; altre volte, le storie vengono narrate al presente; più raramente, lo scrittore sceglie di raccontare tutta la storia al futuro;  la velocità della narrazione, non dipende solo dalle tecniche usate (narrazione, descrizione, flash-back, anticipazione…) ma soprattutto dalle scelte dell’autore    .
LO SPAZIO: Ogni storia ha una collocazione nello spazio, cioè in luoghi e ambienti definiti, entro i quali agiscono i personaggi. L’ambiente della narrazione può essere vario: all’aperto o al chiuso, in uno spazio ristretto o ampio, in un luogo reale oppure fantastico. I luoghi e gli ambienti assumono un ruolo essenziale per lo svolgimento della vicenda. Lo spazio serve all’autore per sottolineare alcuni tratti psicologici e comportamentali dei personaggi e a far emergere la loro personalità  .       
LO STILE NARRATIVO: L’autore può manipolare l’intreccio, scegliendo un determinato ritmo narrativo e utilizzando specifiche tecniche linguistiche. Tutti insieme questi elementi caratterizzano il suo stile narrativo. Dell’intreccio e del ritmo sì è già parlato; qui verranno puntualizzate le tecniche linguistiche.        
 
La trama può essere narrata:  in prima persona , in terza persona.   
L’autore inoltre può fare uso: del discorso diretto, quando ci sono monologhi, del discorso indiretto, riferendo le parole dei personaggi.       
Un altro fattore determinante dello stile narrativo è dato dalle scelte linguistiche: lingua corrente, oppure una lingua sostenuta.
TESTI DESCRITTIVI: Hanno lo scopo di descrivere, in modo oggettivo o soggettivo, gli aspetti e le caratteristiche di persone, animali, oggetti e ambienti.   
Ne fanno parte: i trattati, gli opuscoli a carattere tecnico-scientifico e le sezioni descrittive di opere letterarie.         
TESTI INFORMATIVO-ESPOSITIVI:
Hanno lo scopo di fornire informazioni, notizie e dati su un determinato argomento.  
Ne fanno parte: gli avvisi, le istruzioni, i verbali, le cronache, i comunicati, i riassunti…
TESTI ESPRESSIVI:
Hanno lo scopo di esprimere le sensazioni e i sentimenti dell’autore.
Ne fanno parte: i diari, le confessioni, le lettere personali, le canzoni…        
TESTI REGOLATIVI:
Hanno lo scopo di imporre dei comportamenti: indicano divieti, obblighi e norme da rispettare.    
Ne fanno parte: i divieti, le leggi, i regolamenti, le circolari, le ricette di cucina
TESTI ARGOMENTATIVI:
Hanno lo scopo di esporre, difendere o criticare una tesi attraverso il ragionamento.        
Ne fanno parte: i temi, i testi scientifici, i discorsi politici e propagandistici
TESTI  PERSUASIVI:
Hanno lo scopo di convincere il destinatario del messaggio o di modificarne il comportamento in modo indiretto.
Ne fanno parte: i messaggi pubblicitari, i discorsi politici e propagandistici, le prediche
TESTI VALUTATIVO-INTERPRETATIVO:
Hanno lo scopo di esprimere le opinioni dell’autore su un determinato argomento, oppure guidano alla comprensione di un altro testo.
Ne fanno parte: i commenti a opere d’arte, le recensioni di libri o di spettacoli, i giudizi critici
IL TESTO ARGOMENTATIVO        
Gli elementi essenziali che si trovano in un’argomentazione, per quanto semplice possa essere, sono:            
un problema,   ossia l’argomento che si vuole affrontare o risolvere; una tesi,   cioè un’affermazione, un’interpretazione, un giudizio o un’opinione personale di cui si vuole dimostrare la fondatezza; gli argomenti,  ossia tutti i ragionamenti, i dati e le prove a sostegno della tesi.
L’argomentazione, dunque, è un testo in cui si discute di un certo problema, presentando un’opinione o tesi, sostenuta da ragionamenti e da elementi di prova.
Lo scopo dell’emittente è quello di convincere il destinatario della validità della tesi sostenuta nel testo, ottenendone il consenso.    
 I testi argomentativi più diffusi sono: i discorsi degli uomini politici; alcuni messaggi pubblicitari; gli articoli di fondo dei quotidiani; le discussioni; il tema scolastico.
L’ARGOMENTAZIONE COME RAGIONAMENTO 
        
Partiamo da un problema, Consideriamo certi dati ed effettuiamo dei ragionamenti = argomenti, Ricaviamo la soluzione      del problema                                                                   
Ẻ questo lo schema di ragionamento più semplice e lineare: si passa logicamente da un pensiero all’altro, sino ad arrivare a una conclusione coerente (ES: Ẻ opportuno fare il bagno lontano dai pasti,  perché, subito dopo i pasti, può provocare congestioni).
Se analizziamo la struttura di questo semplicissimo testo troviamo: un problema
il bagno; un argomento può provocare congestioni dopo i pasti;  una tesi è opportuno farlo lontano dai pasti.
ARGOMENTAZIONI AFFERMATIVE O CON CONFUTAZIONE
Le varie argomentazioni, possono essere affermative o con confutazione.  Nel primo caso, una persona propone una tesi all’inizio del discorso e cerca di sostenerla mediante dati, riflessioni ed elementi di prova, seguendo uno schema di ragionamento lineare: problema
tesi argomentazioni e prove conclusioni e proposte. Nel secondo caso, non ci si limita ad affermare la propria tesi, ma si prendono in esame le tesi proposte da altri, dimostrandone l’infondatezza, cioè confutandole. Lo schema di ragionamento, stavolta, è più articolata:
problema
tesi da confutare (argomentazioni altrui)  tesi da affermare (argomentazioni proprie)  conclusioni e proposte.
LA RELAZIONE        
La relazione è un testo informativo molto diffuso, mediante il quale si presentano in modo ordinato dati e fatti relativi a un argomento, a una situazione, a un’attività.
La relazione è uno strumento molto usato nel mondo del lavoro e può essere scritta per motivi di carattere tecnico, scientifico, letterario o giornalistico.       
La relazione si può trovare anche nella vita scolastica per un uscita didattica, un’ inchiesta, la lettura di un libro, una ricerca…
La relazione è essenzialmente espositiva perciò deve essere chiara: tutte le informazioni devono essere esposte con ordine, seguendo un preciso piano di lavoro.         
La prima fase riguarda la raccolta dati, che possono essere reperiti tramite la consultazione di fonti, l’osservazione diretta, le interviste, oppure possono essere costituiti da appunti, schede compilate nel corso di un’esperienza.        
Il linguaggio deve essere oggettivo e chiaro; bisogna quindi far ricorso al lessico specifico del campo di esperienza cui ci si riferisce. E’ bene che i periodi non siano lunghi e complessi; inoltre, è preferibile usare un tono impersonale(si pensa che…osserviamo che…è stato accertato che…).
Nella conclusione si può formulare un’interpretazione d’insieme dell’argomento in base agli elementi forniti ed eventualmente, nel caso di situazioni problematiche, è utile suggerire delle proposte personali, condivise e discusse. Nella relazione assumono particolare importanza l’ aspetto grafico e l’uso dello spazio- pagina in funzione della chiarezza. Spesso il testo è corredato da disegni, schemi, fotografie, grafici, ecc.
IL COMMENTO DEL TESTO POETICO      
Con il termine commento si intende il lavoro di interpretazione di un testo poetico: com’è fatto? Cosa voleva dire il poeta? Cosa suggerisce il testo?     
Nel commento vengono a confluire sia la parafrasi sia l’analisi della poesia, in quanto senza questi elementi non c’è comprensione.   
Per fare un commento bisogna: leggere attentamente il testo poetico; scrivere delle notizie sul pensiero dell’ autore; fare un riassunto della poesia; individuare le figure retoriche e la metrica; fare un commento personale pertinente, integrando anche dei versi del poema.
GRIGLIA DI LETTURA DI UN TESTO POETICO            
Il commento 
presuppone :          
la comprensione del testo attraverso una corretta lettura e parafrasi; una sintesi dell’argomento; l’ individuazione dei contenuti essenziali: le intenzioni dell’autore, il messaggio…
deve
indicare i riferimenti con la vita dell’autore, il tempo in cui è vissuto, i motivi conduttori della sua opera…         
 analizzare il testo da un punto di vista tecnico: verso, ritmo, strofa, figure retoriche…
si conclude: con osservazioni, riflessioni e considerazioni personali, confronti con altri testi…
LE PIU’ DIFFUSE FIGURE RETORICHE: 
Il linguaggio figurato, o figure retoriche, è un linguaggio molto usato in poesia.        
Le figure retoriche accrescono il valore comunicativo del linguaggio, perché consentono al poeta di creare immagini inattese e rappresentare così una visione nuova della realtà e del proprio mondo interiore.       
Tali figure si dicono retoriche, perché studiate e analizzate dalla retorica antica.
Le figure retoriche sono numerosissime, ma ci limiteremo ad analizzare la più importanti.
Tipo di figura
                    Descrizione
Esempio
Similitudine
La similitudine è un paragone fra 2 termini che presentano evidenti somiglianze.
Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
 le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa.
Metafora
La metafora è la sostituzione di una parola con un’altra, legata alla prima da un rapporto di somiglianza. Generalmente viene definita una similitudine abbreviata.
Il paladino Orlando, in combattimento, è come un leone in lotta.
Può essere abbreviato nella metafora:
Il paladino Orlando è un leone.
Metonìmia
La metonimia consiste nella sostituzione di un termine con un altro con il quale c’è un rapporto di affinità.
 I.      Nominare il materiale al posto dell’oggetto
 II.      Indicare l’astratto per il concreto
 III.      Indicare il contenitore al posto del contenuto
IV.      Nominare l’effetto per intendere la causa
V.      Nominare l’autore per intendere l’opera
 I.      Ho visto i bronzi di Riace
         Ho visto le statue di bronzo trovate a Riace.
II.      Le grandi potenze si sono riunite
          Le nazioni grandi e potenti si sono riunite .
III.      Abbiamo bevuto un bicchiere
           Abbiamo bevuto un bicchiere di vino.
IV.      Si guadagna la vita col sudore
          Si guadagna la vita col lavoro (che fa sudare)
V.      Sto leggendo Dante
         Sto leggendo un opera di Dante.
Sinèddoche
La sinèddoche è la sostituzione di un termine con un altro, col quale c’è un rapporto di quantità.
 I.      Usare il singolare per intendere il plurale
 II.      Indicare il genere per la specie
III.      Nominare la parte per il tutto


 I.      L’uomo è destinato a morire
         Gli uomini sono destinati a morire.
II.      Il felino con un balzo catturò il topo
          Il gatto con un balzo catturò il  topo.
 III.     Mi ha ospitato sotto il suo tetto
           Mi ha ospitato nella sua casa.

Sinonimi= termini di uguale significato (oscurità/buio); antonimi= termini di significato opposto (magro/grasso);iperonimi= parole di significato più ampio (Es: animale, carnivoro e leone: animale è iperonimo di carnivoro e di leone;  leone è iponimo di carnivoro e animale); iponimo= parole di significato ristretto.      
 
L'assonanza (da assonare, nel senso di «avere suono simile») è un fenomeno di metrica che consiste nella parziale identità di suoni di due o più versi.
La forma più comune di assonanza è una rima imperfetta in cui le parole hanno le stesse vocali a partire dalla vocale accentata, mentre le consonanti sono diverse, anche se spesso di suono simile, ma si possono distinguere diverse tipologie:
  • assonanza semplice, quando coincidono soltanto le vocali (diffidi = audivi; rasone/colore)
  • assonanza della sola tonica, quando coincide solo la vocale accentata (pietate/demandava)
  • assonanza atona, quando coincide la vocale non accentata (limo/toro) o la sillaba non accentata (mare/sere).
  • consonanza tonica (o assonanza consonantica), quando coincidono le consonanti (partire = splendore; colle = elle).
L'allitterazione è una figura retorica e consiste nella ripetizione di una lettera di una sillaba o più in generale di un suono all'inizio o all'interno di parole successive (Coca Cola, Mickey Mouse). Pone l'attenzione sui rapporti tra le parole fonicamente messe in rilevanza.

 CONOSCENZE GRAMMATICALI  
IL NOME       
In base al significato, distinguiamo i nomi in: propri (Laura) e comuni (mamma), concreti (tavolo) e astratti (idea), individuali (lupo) e collettivi (esercito).     
In base alla forma li distinguiamo in: maschili (libro) e femminili (asola), singolari (lettera) e plurali (lettere), invariabili (hanno la stessa forma al singolare e al plurale: es. città), difettivi (sono solo al singolare o solo al plurale: es. sete) e irregolari (cambiano significato, passando dal singolare al plurale: es. l’ottone/gli ottoni).        
In base alla struttura: primitivi (latte) e derivati (latticini), alterati (casetta), composti (parafango).
L’ARTICOLO
distinguiamo gli articoli in: determinativi (il, lo, la, i, gli, le), indeterminativi (un, uno, una), partitivi (del, dello, della/dei, degli, delle).       
L’AGGETTIVO
Si aggiungono al nome per attribuirgli una particolare qualità. Distinguiamo gli aggettivi in: qualificativi (Indicano una qualità del nome), determinativi (possessivi, dimostrativi, indefiniti, interrogativi ed esclamativi, numerali).        
I PRONOMI  
Stanno al posto del (pro) nome. Distinguiamo i pronomi in: personali, possessivi, dimostrativi, indefiniti, relativi, interrogativi ed esclamativi.
I VERBI        
Si analizzano in base a: coniugazione, persona,  modo e al tempo (es: io leggo = voce del verbo leggere, 2^ coniugazione, 1^ persona singolare, modo indicativo, tempo presente). Gli ausiliari sono ESSERE e AVERE. Essi aiutano gli altri verbi nella formazione dei tempi composti ed hanno coniugazione propria, come i verbi dire e fare (dal latino dicere e facere).
Le coniugazioni sono tre: -are 1^, -ere 2^, -ire 3^.     
I modi sono: indicativo (realtà: es. io canto), congiuntivo (incertezza, desiderio, possibilità e dubbio: es. che io canti), condizionale (condizione: es. io canterei), imperativo (comando: es. canta!), infinito (cantare/avere cantato), participio (cantante/cantato), gerundio (cantando/avendo cantato). Infinito, participio e gerundio sono i modi INDEFINITI o IMPLICITI, poiché mancano delle persone, mentre tutti gli altri sono FINITI o ESPLICITI.
I Verbi possono essere TRANSITIVI (reggono un complemento oggetto, che può anche essere sottinteso, e, dopo di essi, è possibile porre la domanda: chi/che cosa? Es. Leggo CHE COSA? Un libro); INTRANSITIVI (non reggono mai un complemento oggetto e dopo di essi si pongono varie domande eccetto che cosa? Es. vado DOVE? A scuola; telefono A CHI? A te; vengo DA DOVE? Da casa…).  
Possono essere: ATTIVI (il soggetto compie l’azione), PASSIVI (il soggetto la subisce); RIFLESSIVI (l’azione si riflette sul soggetto che la compie (es. mi lavo); IMPERSONALI (usati alla terza persona singolare, più raramente alla seconda. Es: si dice, si pensa, si ritiene…).
Verbi particolari sono: i SERVILI: VOLERE, DOVERE, POTERE, SOLERE, SAPERE. I FRASEOLOGICI: con i verbi che accompagnano formano frasi particolari, costruite anche con l’uso di preposizioni (ES. STO per andare, COMINCIO a vedere, CERCO di capire…). I più diffusi sono: STARE PER, ESSERE SUL PUNTO DI, COMINCIARE A, VENIRE, SEGUITARE, FINIRE DI, FARE, LASCIARE, CERCARE, PROVARE, VEDERE, LASCIARE, ovviamente se accompagnano un altro verbo. Essi NON  vanno mai separati dal verbo che accompagnano!
I verbi possono essere anche DIFETTIVI (mancano di diverse voci. Es: addirsi, fervere, indulgere), SOVRABBONDANTI (possono appartenere a due coniugazioni diverse, pur avendo la stessa radice (adempiere – adempire), IRREGOLARI (modificano la radice o la desinenza o  entrambe. Es: andare: io vado, io andrò).        
GLI AVVERBI          
Gli avverbi sono parti invariabili di un discorso che si aggiungono ad un verbo per precisarne o modificarne il significato.    
Possono essere: di modo (bene), di tempo (tardi), di luogo (qui), di quantità (abbastanza), interrogativi (perché?), presentativi (ecco).     
LE PREPOSIZIONI 
Le preposizioni sono parti invariabili del discorso e svolgono la funzione di collegare tra loro parole o frasi, specificandone i rapporti reciproci, hanno, quindi, una funzione subordinante (vedi analisi del periodo). Esse portano alla formazione dei complementi indiretti (vedi analisi logica). Possono essere PROPRIE  (a, di ,da, in, con, su, per, tra, fra) e IMPROPRIE (funzionano da preposizione solo quando precedono un nome o un pronome, formando con essi un complemento indiretto, altrimenti hanno un’altra funzione grammaticale. ES: passeggiava LUNGO il mare; si trovava DENTRO la casa…).     

LE CONGIUNZIONI
Uniscono parole o frasi secondo un ordine preciso. Possono essere semplici (e, ma, quindi…) o composte (nondimeno, neanche oppure…).   
Si distinguono in:     
COORDINANTI:
COPULATIVE: affermative: e, anche, pure; negative: né neanche, neppure, nemmeno…
DISGIUNTIVE: o, oppure, altrimenti, ovvero…    
AVVERSATIVE: ma, tuttavia, bensì, eppure, invece, nondimeno, anzi, però… 
DICHIARATIVE: Infatti, difatti, ossia, cioè, in effetti, vale a dire…       
CONCLUSIVE: quindi, perciò, dunque, pertanto, per la qual cosa, per questo…
CORRELATIVE: e…e, sia…sia, né…né, così…come, tanto…quanto, non solo… ma anche…      
SUBORDINANTI:
DICHIARATIVE: che, come…
CAUSALI: dal momento che, visto che, giacché, poiché, siccome, perché, dato che…
FINALI: che, perché, affinché, acciocché, in modo che…
TEMPORALI: allorché, prima che, sino a che, ogni volta che, appena, finché, quando, mentre…
MODALI: come, nel modo che, quasi, come se, comunque…
CONSECUTIVE: così.. che, tanto… che, a tal punto che…, in modo tale… che…
CONCESSIVE: benché, sebbene, quantunque, nonostante, anche se, per quanto…
L’INTERIEZIONE O ESCLAMAZIONE      
Sono parti invariabili del discorso usate per esprimere in forma immediata un sentimento, uno stato d’animo, un’invocazione, un saluto, un richiamo…   
ES: Accidenti! Addio! Ahimè! Basta! Eh!?  
Possono essere proprie o improprie.       
PROPRIE: ah! Eh! Oh! Ehilà! Pss! Uh!...    
IMPROPRIE: sono parole: Vipera! Baccalà! Vergogna! Capperi! Bello! Viva! Muoviti! Bene! Male! Ecco! Per amor di Dio! Al diavolo! Dio ce ne scampi!...
ANALISI LOGICA ELENCO COMPLEMENTI E NON       
PREDICATO VERBALE = è il verbo e indica l'azione (es: Luca mangia una mela)
PREDICATO NOMINALE = è formato dal verbo essere + un nome o un aggettivo (è formato anche dai verbi detti copulativi, accompagnati da nome o aggettivo, ossia da: sembrare, parere, diventare, divenire, risultare, mostrarsi, annunciarsi, rendersi...). Es: Marco è un bravo ragazzo; oppure: la giornata si annuncia serena           
SOGGETTO = è la persona, l'animale o la cosa che compie o subisce l'azione (Fabio canta)
APPOSIZIONE = è un nome che accompagna un altro nome, per meglio specificarlo (es: Dante, poeta fiorentino...) 
ATTRIBUTO = è l'aggettivo (il fiore è profumato)        
COMPLEMENTI:       
PREDICATIVO DEL SOGGETTO = è un nome o un aggettivo che si riferisce al soggetto e completa il significato del verbo a cui si accompagna. Si ha con i verbi copulativi di forma passiva quali: appellativi (essere chiamato, essere detto...), elettivi (essere eletto, essere nominato...), estimativi (essere stimato, essere giudicato...), effettivi (essere fatto, essere reso...); Es: Mario è considerato una frana in educazione fisica     
E DELL’OGGETTO= è un nome o un aggettivo che si riferisce al complemento oggetto, ma dipende dal predicato verbale; si ha con gli stessi verbi del predicativo del soggetto, ma usati in forma attiva (es: Gli antichi consideravano Omero grande poeta)     
DI SPECIFICAZIONE = risponde alla domanda di chi? di che cosa? e precisa meglio l'elemento cui si riferisce (es: il libro di Marco è sul tavolo) 
PARTITIVO = indica il tutto di una parte (es: alcuni di voi frequenteranno il liceo)
DENOMINAZIONE = indica il nome dell'oggetto cui si riferisce (es: il mese di febbraio è il più freddo dell'anno)         
TERMINE= è la persona, l'animale o la cosa verso cui va a terminare l'azione compiuta dal soggetto. Risponde alle domande a chi? a che cosa? Es: Telefono a Marina
D’AGENTE E DI CAUSA EFFICIENTE = indica la persona o l'animale da cui è compiuta l'azione nella frase passiva. Se l'oggetto è inanimato, si definisce di Causa efficiente (es: il vetro è rotto dal sasso)  
DI LUOGO = può essere di STATO IN LUOGO (dove? Mi trovo in casa), MOTO A LUOGO (verso dove? Vado a scuola), MOTO DA LUOGO (da dove? Vengo dal centro), MOTO ATTRAVERSO LUOGO (il ladro è passato dalla finestra); c'è anche il LUOGO FIGURATO (es: mi passano strane idee per la testa)
DI TEMPO = può essere DETERMINATO (quando? in quale momento?... Es: A Natale ceniamo tutti insieme) oppure INDETERMINATO O CONTINUATO (per quanto tempo? Fino a quando? da quando? in quanto tempo? Es: Piove da tre giorni)
DI ORIGINE = indica l'origine o la provenienza (es: Sono nativa di Varese)
DI ALLONTANAMENTO = o separazione, indica da chi o da che cosa qualcuno o qualcosa si separa, allontana... (es: Il distacco dalla famiglia è doloroso)         
DI CAUSA = indica la causa, il motivo per cui si verifica quanto espresso dal predicato (es: era bagnato di sudore)      
DI FINE = indica lo scopo verso il quale è indirizzata un'azione (Es:  Lotta per la libertà)
DI MEZZO = indica il mezzo o lo strumento del quale ci si avvale per attuare un'azione (es: abbiamo raggiunto la riva a forza di bracciate)       
DI MODO = indica il modo o la maniera in cui si svolge l'azione (es: ascoltate in silenzio)
DI COMPAGNIA E DI UNIONE ( se espresso da esseri inanimati) = indica la persona o l'animale con cui si compie l'azione (es: verrò al mare con te; opp.: mangio la pasta col ragù)
DI MATERIA = indica la materia con cui è fatto un oggetto (es.: il vaso di bronzo è in salotto)
DI ARGOMENTO= indica l'argomento di cui si parla o scrive (es: ci ha raccontato delle sue vacanze)
DI VOCAZIONE = definisce la persona, l'animale o la cosa cui è rivolta l'invocazione (es: mamma, dov'è il mio zaino?). Poeticamente è spesso introdotto dall'esclamazione "Oh"
DI ESCLAMAZIONE = esprime un sentimento di gioia, ansia, disapprovazione... (es: ah! Perbacco! Evviva! oh!...)
DI LIMITAZIONE = definisce il limite o confine entro il quale ha valore un'affermazione o un concetto espresso da un verbo, da un sostantivo o da un aggettivo (es: in bellezza è superiore a tutti, ma quanto ad intelligenza lascia molto a desiderare)
DI PARAGONE = indica il confronto tra due esseri animati, due cose o due qualità attraverso un comparativo di maggioranza, uguaglianza o minoranza. (Es: ti sei comportato peggio di lui; Paolo è più simpatico che Antonio)        
DI Età = indica l'età (es. ho una sorella di 18 anni)      
DI QUALITà = indica una qualità o una caratteristica di qualcuno o qualcosa (Es: è una signora dai capelli biondi)        
DI QUANTITà = può essere di: PESO O MISURA (es: questi libri pesano troppo; questa corda misura tre metri...); ABBONDANZA O PRIVAZIONE (Es: la piazza era piena di gente; è un discorso privo di senso...); ESTENSIONE (Es: qui il mare è profondo circa 70 metri); DISTANZA (es: Varese dista da Milano circa 50 km); DI STIMA (es: questa quadro vale sui 3000 euro); DI PREZZO (es: abbiamo pagato tanto il pranzo di nozze)
DI VANTAGGIO/SVANTAGGIO= indica la persona o la cosa a vantaggio/svantaggio della quale si compie l'azione (es: mi sono sacrificato per te     
DI COLPA = indica la colpa, il reato o il delitto di cui una persona è accusata (es: fu assolto da ogni accusa)        
DI PENA = indica la pena, la condanna (es: fu punito con l'ammenda di 500 euro)
DI ESCLUSIONE=    
DISTRIBUTIVO = indica la proporzione numerica tra esseri animati, cose, numeri... (es: abbiamo pagato un tot a testa; devi prendere la medicina ogni 8 ore))
CONCESSIVO = es: nonostante la sete, non berrò     
DI SOSTITUZIONE = es: al tuo posto, mi preoccuperei di stare attento.      
 
ANALISI DEL PERIODO ELENCO PROPOSIZIONI       
PRINCIPALE=  ha senso compiuto e può stare anche da sola. E' reggente delle subordinate (es: il cielo è sereno). Può essere: enunciativa, interrogativa, dubitativa, esclamativa, volitiva, desiderativa, concessiva.          
INCIDENTALE =  è accessoria rispetto al testo (Luca, sia detto tra noi, è proprio un ragazzo carino).
COORDINATA = può essere: copulativa, disgiuntiva, avversativa, esplicativa o dichiarativa, conclusiva, correlativa.   
SUBORDINATE:
SOGGETTIVA = funge da soggetto della principale, quando in questa è presente un verbo impersonale, quindi senza soggetto (es: Sembra che Marco sia un bravo ragazzo)
OGGETTIVA = funge da complemento oggetto della principale, quando in questa è presente il soggetto o è sottinteso e il verbo non è nella forma impersonale (es: io dico che domani ci sarà il sole)        
DICHIARATIVA = dichiara qualcosa della principale ed ha un elemento di riferimento in essa (es: questo mi rende felice, che tu abbia studiato)      
INTERROGATIVA INDIRETTA = Gli chiese se poteva andare in ferie
RELATIVA = può essere propria o impropria (es: PROPRIA:le persone che vengono lodate, non dovrebbero vantarsi troppo; IMPROPRIA: ho comprato un quadro che mi affascina). L'impropria sostituisce un'altra proposizione (... perchè mi affascina = causale)
CAUSALE = indica la causa, il motivo di quanto avviene nella reggente /es: non sono riuscito a mangiare perchè avevo mal di stomaco)  
FINALE = indica il fine, lo scopo di quanto espresso nella reggente (es: studio per essere promosso)
TEMPORALE = indica la circostanza di tempo in cui avviene ciò che si è detto nella reggente (es: andremo al mare, quando sarà finita la scuola)     
CONSECUTIVA = indica la conseguenza o l'effetto dell'azione o del fatto espresso nella reggente (es: fa così freddo che mi si gelano le mani) CONCESSIVA = indica il fatto malgrado il quale si verifica quanto detto nella reggente (es: pioveva nonostante ci fosse il sole)
CONDIZIONALE = indica la condizione cioè l'ipotesi da cui dipende l'avverarsi di ciò che si afferma nella reggente (es: se mi deciderò, taglierò i capelli) 
COMPARATIVA = stabilisce una comparazione, un confronto con quanto detto nella reggente (es: Le cose sono andate meglio di quanto avessimo previsto)
AVVERSATIVA = indica un fatto o una situazione che risultano contrari a quelli della reggente (es: Continui a giocare, mentre dovresti studiare)
MODALE = indica il modo in cui si verifica quanto detto nella reggente (es: farò come mi hai detto tu)  
STRUMENTALE = indica il mezzo con il quale si realizza l'azione espressa dalla reggente (es: ha vinto la gara, allenandosi assiduamente). E' solo implicita!  
LIMITATIVA = indica i limiti di ciò che viene detto nella reggente (es: Luca avrebbe ragione, a sentire te; per quanto io sappia, lo spettacolo andrà in onda domani)
ESCLUSIVA = indica i fatti o le circostanze che vengono esclusi rispetto a ciò che si dice nella reggente (es: E' scoppiata in lacrime, senza che ce ne fosse un motivo)
ECCETTUATIVA = esprime un'eccezione, una circostanza particolare, rispetto a quanto detto nella reggente (es: potete fare quello che volte, fuorché gridare).

Laura Veroni

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